Siamo oramai nel vivo della “Settimana mondiale della tiroide”, una ghiandola endocrina che svolge un fondamentale ruolo in tantissimi dei nostri processi fisiologici, è iniziata il 20 Maggio e terminerà il 27 dello stesso.
La tiroide regola funzioni vitali come il metabolismo e l'accrescimento corporeo, la forza muscolare, il calore, il corretto sviluppo del sistema nervoso e altro ancora. Ciò ci viene anche confermato dal presidente della Società Italiana di Endocrinologia nonché medico, coordinatore e responsabile scientifico della Settimana mondiale della tiroide.L’obiettivo è informare la popolazione sulle malattie che possono colpire la tiroide e la loro prevenzione: gli italiani affetti da un problema a questa ghiandola hanno superato i sei milioni.
Quando non funziona correttamente, la tiroide, influenza tutto il corpo. Per questo motivo non bisogna ignorare i campanelli d’allarme, rivolgetevi al vostro medico se doveste avere dei dubbi
Quali sono questi campanelli e che problemi comporta la tiroide?
Le patologie che riguardano la tiroide sono suddivisibili in due macro tipi: i noduli, che siano essi benigni o non, che difficilmente presentano molti sintomi a patto che non siano in zone dove è possibile recare danno o disturbo alle altre aree, un esempio può esser l’esofago.L’altro macro tipo è la malattia da malfunzionamento, qui la tiroide funziona troppo o troppo poco; nel primo caso si tratta di ipertiroidismo, la diagnosi è abbastanza semplice perché i sintomi si manifestano in modo eclatante.
Tra i diversi sintomi difatti notiamo: la perdita di peso; l’affaticamento; l’indebolimento; l’iperattività legata anche ad apatia, irritabilità ed episodi di depressione; poliuria, sudorazione aumentata e pelle ingiallita. Il secondo tipo è l’ipotiroidismo, questo secondo malfunzionamento è più graduale con problematiche opposte all’ipertiroidismo ma sfumate, alle quali è facile abituarsi come: appetito compromesso; affaticamento; diminuzione della frequenza cardiaca; calo della libido; aumento di peso; stipsi; torpore mentale con annessa sonnolenza diurna, intorpidimento muscolare e ridotto metabolismo delle ghiandole endocrine, con i relativi scompensi, quali menorragia e polimenorrea nella donna, ovvero flussi mestruali eccessivi o eccessivamente frequenti.
Per questo motivo difficilmente si fanno dei controlli immediati. Ciò è osservato dal Direttore dell’unità di endocrinologia del Policlinico Gemelli di Roma Alfredo Pontecorvi.
Il disturbo alla tiroide più diffuso, però, non è nessuno dei due, ma bensì è la tiroide di Hashimoto, forse anche la peggiore poiché non ha una fascia d’età da colpire ed in più è autoimmune, stiamo parlando di un’infiammazione cronica per nulla piacevole la quale viene descritta dal Presidente dell’associazione Medici Endocrinologi Vincenzo Toscano come pericolosa soprattutto per le donne nella fase post parto, spesso difatti viene confusa con la depressione e quindi non vengono fatti i controlli adeguati né i giusti trattamenti.
Affaticamento, umore depresso, caduta dei capelli o anemia sono alcuni dei sintomi comuni a più patologie e che quindi riescono a mimetizzare un disturbo alla tiroide passando invece per depressione o altre patologie ed evitando così i controlli adatti a controllarla restando nascosto ed ignorato.
Come si possono prevenire questi disturbi?
Prevenire i disturbi alla tiroide non è impossibile, un buon apporto di iodio, per esempio è un’ottima prevenzione. Lo iodio è uno dei principali costituente degli ormoni tiroidei: l’Italia è a rischio poiché questo elemento scarseggia nel nostro suolo, ma il 50% della popolazione segue il consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità usando il sale iodato che permette una riduzione del deficit.
La dottoressa Olivieri, responsabile scientifico dell’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della iodoprofilassi, ci spiega che lo stato nutrizionale iodico degli italiani è nettamente migliorato anche grazie alle legge 55/2005 che introduce il programma nazionale di iodoprofilassi, afferma anche che i dati più significativi ed incoraggianti che hanno registrato al momento riguardano il TSH neonatale, un marcatore usato nello screening dell’ipotiroidismo congenito il quale indica lo stato nutrizionale iodico dei neonati e delle loro madri.
Gli obiettivi fissati dall’Oms sono ancora lontani ma il trend è positivo al massimo. Si è riscontata una diminuzione del 10% dei casi dal 2016 e del 17.2% dal 2004 ad ora.
“Occorre comunque migliorare"- continua la dottoressa- "una corretta assunzione di iodio in gravidanza va garantita" Una carenza, anche lieve, può portare conseguenze negative allo sviluppo dell'infante portando anche un deficit del quoziente intellettivo di circa 15 punti.