La disinformazione, soprattutto quella naturalistica, può essere molto pericolosa e, infatti, come ogni anno con l'arrivo della bella stagione, proliferano sui social post allarmistici che condannano serpenti, zecche, ragni e altri animali spesso innocui per gli esseri umani, causando una sorta di isteria di massa.
Nonostante molte delle informazioni circolanti su Facebook o Twitter non possano essere ritenute attendibili, è vero che le zecche possono costituire un problema serio e concreto per l'uomo. Le zecche sono, infatti, dei parassiti ematofagi di molti animali, e sfortunatamente anche l'uomo rientra nel loro menù.
Il morso delle zecche non è di per sé pericoloso, ma il rischio è legato alla possibilità di trasmissione di malattie infettive, essendo le zecche vettori di microrganismi patogeni. È, pertanto, di fondamentale importanza imparare a conoscere questi artropodi e capire come comportarsi in caso di morso.
Alcune informazioni sulle zecche
Per prima cosa è bene precisare che le zecche non sono insetti. In realtà sono acari e appartengono alla classe degli Aracnidi (Arachnida). In Italia sono ad oggi diffuse su tutto il territorio, probabilmente proliferate grazie al cambiamento del clima, alla loro longevità, alla grande capacità di adattamento e alla loro notevole resistenza ai pesticidi.
L’attività delle zecche è legata alla temperatura e all'umidità dell'Ambiente in cui si trovano.
Nonostante ci siano alcune eccezioni, sono attive maggiormente nei mesi caldi, mentre durante la stagione invernale si proteggono dal freddo rifugiandosi negli anfratti dei muri, sotto la vegetazione e le pietre oppure nelle profondità nel suolo. Quando le temperature aumentano riemergono riprendendo le loro attività.
Le zecche non saltano e non volano per raggiungere i loro ospiti.
Si appostano sulle piante aspettando il passaggio di un animale e una volta trovato vi si aggrappano, camminando fino a trovare un punto adatto dove condurre il loro pasto. Una volta conficcato il rostro (l'apparato boccale) nella cute, cominciano a risucchiare il sangue. Il morso non viene percepito dall'ospite a causa dell'emissione di sostanze contenenti principi anestetici.
Tra le loro vittime si annoverano svariati animali: roditori, lagomorfi, ungulati, uccelli, rettili, animali domestici e d'allevamento possono tutti trasportare decine di zecche sul loro corpo aumentando così le probabilità di incontri ravvicinati anche per l'uomo.
Quali sono le specie più diffuse in Italia?
Le zecche sono diffuse in tutto il mondo e, ad oggi, sono state descritte all'incirca 900 specie raggruppate in tre famiglie, di cui le principali sono le Argasidae (zecche molli) e le Ixodidae (zecche dure).
Tra le prime, sulla nostra penisola la specie più nota è Argas reflexus, la zecca del piccione. Zecche di questo tipo vengono definite molli per l'assenza dello scudo chitinoso dorsale.
Questa specie parassitizza quasi esclusivamente gli uccelli e causa problemi di ordine sanitario per l'uomo. Il suo morso può provocare piccole lesioni cutanee o reazioni allergiche e solo in casi gravi problemi a livello respiratorio, gastrointestinale, cardiocircolatorio sino allo shock anafilattico.
Ixodes ricinus, la zecca del bosco, o anche nota come zecca delle pecore, è la specie più pericolosa per l'uomo (vettore della malattia di Lyme e della TBE) e la si può trovare principalmente, come suggerisce il nome stesso, nei boschi. Le zecche appartenenti alla famiglia Ixodidae vengono definite dure per la presenza dello scudo dorsale chitinoso. Maschi e femmine di questa specie possono essere facilmente distinguibili tra loro grazie al dimorfismo.
Le femmine hanno dimensioni maggiori, possono raggiungere i 10 mm di lunghezza, e sono le sole, in questa specie, a nutrirsi di sangue una volta raggiunto lo stadio adulto (il maschio non si nutre avendo come unico scopo la fecondazione delle uova). Nell'apparato boccale presentano ghiandole salivari che emettono sostante anticoagulanti e vasocostrittrici per facilitare l'alimentazione una volta attaccatesi all'ospite.
Altra specie molto diffusa in Italia è Rhipicephalus sanguineus, nota come zecca del cane. Questa specie si nutre principalmente su animali dotati di pelo come cani e gatti o altri mammiferi selvatici. Sulla pelle degli animali non solo si nutre, ma completa anche il suo ciclo biologico e si riproduce.
Tramite il contatto con animali domestici questa zecca può, sporadicamente, parassitare anche l’uomo.
Altre specie presenti in Italia sono Hyalomma marginatum, Dermacentor reticulatus e Ixodes persulcatus come riportato sulle mappe pubblicate dallo European Centre for Disease Prevention and Control, aggiornate a gennaio 2018.
Il pericolo per l'uomo: zecche vettori di patogeni
ll morso di zecca può essere molto pericoloso per l’uomo, non solo per le reazioni allergiche che ne potrebbero derivare ma soprattutto per il potenziale rischio di contrarre delle malattie. Come già detto, le zecche sono, infatti, vettori di diversi microrganismi patogeni e possono pertanto trasmettere infezioni di natura virale, batterica e protozoaria, alcune con conseguenze da non sottovalutare.Tra le malattie che questi acari possono trasmettere rientrano la malattia di Lyme (causata dal batterio Borrelia burgdorferi) , l'ehrlichiosi, la meningoencefalite (detta anche TBE, viene causata da un virus), la tularemia e la rickettiosi (trasmessa soprattutto dalla zecca del cane).
Solo raramente queste malattie possono portare alla morte dei soggetti che le hanno contratte, in particolare anziani o bambini. Esistono infatti terapie antibiotiche (come nel caso della malattia di Lyme o della ehrlichiosi) o vaccinazioni preventive (TBE).
Norme di comportamento del buon escursionista
Per molti la montagna è una grande passione ma, soprattutto in questo periodo, è bene prendere alcune precauzioni per ridurre le possibilità di essere morsi da una zecca.
- Indossare pantaloni lunghi e/o calze molto alte. Anche la parte superiore del corpo dovrebbe essere coperta con magliette a maniche lunghe nonostante il caldo.
- Allo stadio larvale le zecche possono avere dimensioni inferiori al millimetro. Le ninfe superano generalmente il millimetro ma solo gli adulti sono individuabili con chiarezza. Abiti di colore chiaro consentono di vederle molto più facilmente.
- In farmacia è possibile trovare repellenti appositi da applicare sui vestiti e sulla pelle per cercare di tenere lontane le zecche.
- Camminare sui sentieri evitando di passare tra la vegetazione alta.
- Al ritorno dall’escursione è essenziale procedere ad una accurata ispezione del proprio corpo, eventualmente facendosi aiutare da qualcuno per le zone più difficili da raggiungere. Controllare in modo approfondito inguine, addome, ascelle, e cuoio capelluto.
Consigli utili in caso di morso
Se una zecca vi ha morso, niente panico.
Succede spesso a molte persone e l'importante è intervenire con tempestività. Ecco alcuni brevi consigli da mettere in pratica in caso di morso.
- Rimuovere la zecca il prima possibile. Maggiore è la permanenza sull'ospite, maggiore è la probabilità di contrarre un'infezione.
- Non utilizzare alcol, acetone o olio per rimuovere la zecca. Queste sostanze potrebbero indurre l'artropode a rigurgitare il pasto appena compiuto incrementando così la possibilità di contrarre eventuali malattie.
- Non utilizzare fiammiferi, sigarette o oggetti metallici caldi. Ancora una volta la sofferenza indotta potrebbe provocare il rigurgito.
- Esistono in commercio specifici estrattori per rimuovere le zecche (sia per l'uomo che per gli animali domestici). Nell'utilizzarli bisogna prestare molta attenzione affinché l'animale venga estratto intero (munito di apparato boccale!), afferrandolo il più possibile vicino alla cute ed evitando di fare troppa pressione per lo stesso motivo di cui sopra. Se pensate di non essere in grado di rimuoverla da soli in modo corretto, fatevi aiutare o recatevi al pronto soccorso.
- Dopo la rimozione è necessario disinfettare la zona interessata dal morso.
- Durante tutte queste operazioni è buona norma indossare dei guanti.
- Molti consigliano di consultare un medico solo se appaiono dei sintomi d’infezione. In ogni caso è buona norma tenere monitorata la parte per i successivi 40 giorni.