Esperti di tutto il mondo saranno riuniti da giovedi 26 luglio 2018 nella capitale dei Paesi Bassi, Amsterdam, per la Conferenza internazionale sull'Aids. Tra questi, una commissione di esperti della rivista scientifica "Lancet" presenterà un dettagliato rapporto che lancia un vero e proprio allarme riguardo l'elevata probabilità dello scoppio di una nuova pandemia del virus HIV. Questo perché la ricerca sarebbe ferma a causa della mancanza di fondi. Mancherebbero, infatti, all'appello circa 7 miliardi di euro. Ma il rischio di una nuova fase di recrudescenza dell'Aids è legato, come riferisce "Repubblica", anche all'aumento demografico esponenziale che si sta verificando nel continente africano.
In Africa, infatti, il numero dei malati di Aids è aumentato proporzionalmente al crescere della popolazione anche a causa dei costumi sessuali promiscui adottati da molte persone. I più colpiti dal morbo sarebbero i giovani nella fascia d'età 15 - 24 anni e, in particolare, le ragazze.
I dati attuali sul virus HIV
Secondo le ultime statistiche disponibili nel mondo, attualmente si conterebbero circa 37 milioni di persone sieropositive. La durata della vita di tali soggetti è stata notevolmente prolungata grazie alla terapia antiretrovirale. Anche se questa terapia non consente una vera e propria guarigione, essa permette almeno di tenere sotto controllo il virus. Tanto è vero che, da quando è stata attuata, ha permesso di ridurre notevolmente i decessi causati da HIV.
Solo nel 2016 questi si sono attestati, per la prima volta, sotto il milione di persone. Precisamente sono stati 990 mila persone. E nel 2017 questa tendenza positiva è stata confermata, infatti le morti a causa del morbo sono calate ulteriormente a 940 mila persone. Tuttavia, tale tendenza non rispecchia gli ambiziosi obiettivi fissati dall'UNAIDS: l'agenzia dell'ONU contro l'Aids, infatti, avrebbe voluto raggiungere il tetto massimo di 500 mila infezioni entro il 2020.
Nello stesso tempo vi sono dei dati che lasciano spazio a timori. Infatti, il pericolo di una nuova epidemia non è evidenziato solo dagli esperti che si riuniranno ad Amsterdam per la Conferenza internazionale sull'HIV. La stessa UNAIDS, mette infatti in risalto il ruolo cruciale della ricerca per vincere la battaglia contro il morbo ed evidenzia ulteriormente come se non si proseguirà su questa strada, facendo arrivare ai ricercatori i necessari finanziamenti, una nuova pandemia di Aids potrebbe verificarsi nel corso del 2030.
Data, non a caso, fissata proprio dall'Onu come dead line per debellare completamente l'Aids.
C'è poi un altro tema all'attenzione degli addetti ai lavori e non, ossia il fatto che a disinteressarsi della ricerca di una possibile cura definitiva dell'Aids sarebbero proprio le principali aziende farmaceutiche, che per questo motivo non sarebbero interessate a investire risorse per rintracciare un rimedio di cui beneficerebbero principalmente soggetti che vivono in Paesi economicamente poveri.
Il calo delle sovvenzioni USA
E non è tutto. Non sarebbero infatti solo le aziende di Big Pharma a, per così dire, snobbare la ricerca. Gli esperti mettono inoltre in evidenza come, negli ultimi anni, sia diminuito se non proprio venuto meno il contributo economico della maggiore potenza finanziaria mondiale, gli Stati Uniti.
Tanto più che l'attuale Presidente Donald Trump ha inviato al Congresso una proposta di legge (che deve ancora essere esaminata dai deputati americani) con l'obiettivo di tagliare le sovvenzioni statunitensi alla ricerca sull'HIV. Come dichiarato da Ndulu Kilonzo del Consiglio keniano per il controllo dell'Aids, intervistato da "Repubblica", si è lontanissimi dagli obiettivi prefissati. Secondo gli esperti sarebbe necessario aumentare considerevolmente gli investimenti nella ricerca e rendere disponibili strumenti di prevenzione di base come i preservativi in Africa. Questi, infatti, continuano a rappresentare la prima linea di difesa contro il morbo.