Nel settore medico si è soliti parlare di colesterolo buono e di colesterolo cattivo. Qualcosa potrebbe però essere cambiato, visto che uno studio americano presentato durante il congresso della Società europea di cardiologia (Esc) a Monaco di Baviera mette in dubbio che un valore di HDL nel sangue corrisponda ad uno stato di Salute del cuore e delle arterie ottimale, anzi!
I medici e la scienza hanno sempre riferito che il livello di HDL alto sia un segno di protezione per la nostra salute, ma i risultati resi noti dagli ultimi studi dimostrerebbero il contrario.
A sostenere ciò è Allard-Ratick: lui ed i suoi collaboratori hanno avuto modo di osservare, commentare ed analizzare le statistiche dei risultati ottenuti grazie allo studio sul colesterolo HDL.
Colesterolo buono: troppo diventa 'pericoloso'
L'analisi dello studio condotto, in sintesi, è la seguente: se l'HDL supera i 60 mg per decilitro la probabilità di incorrere ad infarto è praticamente raddoppiata, cosi come quella di andare incontro a morte cardiovascolare rispetto a coloro che hanno livelli di HDL inferiori, ovvero fra i 41 e i 60 milligrammi per decilitri. La rivelazione della società di cardiologia ha sconvolto l'opinione generale, poiché sino ad adesso l'alto livello di lipoproteine era considerato un elemento positivo per la nostra salute, visto che le HDL allontanano il colesterolo dal sangue non andando ad ostruire le arterie.
Gli studi condotti sino ad oggi hanno sempre sostenuto che con bassi livelli di colesterolo HDL il rischio di vedere le proprie arterie ostruite - e dunque andare incontro ad arteriosclerosi - fosse maggiore rispetto a chi aveva livelli più alti. Gli ultimi aggiornamenti in campo scientifico avrebbero invece praticamente sostenuto tutto il contrario di quanto sino ad oggi si credeva.
Se la ricerca fosse confermata, l'elevato livello di colesterolo HDL non fa affatto sgrassare il sangue.
Crolla un mito: uno studio ribalta le credenze sul colesterolo
Lo studio appena citato ha preso in considerazione la relazione vigente fra i livelli più o meno alti di colesterolo HDL e il conseguente rischio di infarto per determinare proprio 'l'utilità' del colesterolo HDL.
Fra i sottoposti allo studio, 5.965 individui con una cardiopatia pregressa. Un 'campione' di soggetti adulti (dai 63 anni in su), in prevalenza di sesso maschile. Gli studi hanno tenuto conto anche di altri fattori (è stato accertato che non fossero presenti) quali il diabete e il fumo, ma anche la cattiva concentrazione di colesterolo cattivo di bassa densità (ovvero LDL) in soggetti che non hanno familiarità con l'assunzione di alcool o parenti con precedenti di morte cardiovascolare.