I dati forniti pochi giorni fa dall’ISS – Istituto Superiore di Sanità - mettono in luce nuovi aggiornamenti che sono relativi all’anno 2018. Il nuovo quadro statistico è stato reso noto in occorrenza della Settimana mondiale per l'uso consapevole degli antibiotici, col fine di informare gli italiani sulla drammaticità di un fenomeno che non conosce battute di arresto. Seppure i valori evidenzino un lieve calo rispetto agli anni precedenti, i dati segnalano una situazione quasi di emergenza per il nostro Paese, dove il numero di morti per resistenza ad antibiotico risulta di gran lunga superiore alla media europea.
Non a caso, se in tutta l’Unione Europea è stato registrato un totale di 33mila casi, quasi un terzo di essi – circa 10mila - si verificano in Italia.
L'ISS e la ricerca
I programmi di ricerca attorno ai quali ruota la ricerca dell'ISS sono due: "Sorveglianza Nazionale dell'antibiotico-resistenza" e "Sorveglianza delle Cpe". Questi ultimi mettono in evidenza percentuali esponenziali di resistenza ad antibiotici in relazione a otto patogeni principali su cui, un numero sempre maggiore di corpi umani non riuscirebbe più ad attuare le giuste difese: Staphylococcus aureus, Streptococcus pneumoniae, Enterococcus faecalis, Enterococcus faecium, Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa e Acinetobacter species.
Un altro dato preoccupante emerso dalla ricerca è l'aumento di infezioni nel sangue causate da batteri produttori di carbapenemasi (CPE), che distruggono i carbapenemi (una categoria più ampia di antibiotici). Il centro Italia è la zona del Paese più colpita e dove, peraltro, si è registrato un aumento rispetto al 2017.
Una nuova direzione
Come far fronte a una simile situazione? I dati aggiornati dell'ISS sono certamente un forte stimolo per avviare un deciso cambiamento di rotta nel campo della sanità italiana. A tal proposito, il Piano Nazionale di Contrasto dell'Antibiotico-Resistenza 2017-2020 manifesta la voglia di rendere più incisive le attività di contrasto del fenomeno sia su scala locale che nazionale.
La promozione di un uso appropriato degli antibiotici e di interventi per il controllo delle infezioni nelle strutture di assistenza sanitaria, sono anch’essi segnali evidenti che muovono dalla consapevolezza italiana di dover abbandonare questo "primato" al più presto.
Insomma, che i pazienti italiani siano tra i maggiori consumatori di antibiotici - rendendo l'Italia "terra di abuso" in questo settore - è una realtà ben nota. Tuttavia il primato del nostro Paese in questa statistica rimane pur sempre un dato sconcertante. Quel che è certo è l’urgenza di misure adeguate per arginare il fenomeno, con la speranza che qualcosa possa cambiare nei prossimi anni.