Un network internazionale, coordinato da Benedetto Falsini, dell’Istituto di Oftalmologia all'Università Cattolica e Silvia Bisti dell’Università degli Studi dell’Aquila, ha permesso di giungere ad un risultato senza precedenti: riuscire a bloccare la degenerazione ereditaria della ‘macula’, il centro della retina, con la somministrazione di un prodotto assolutamente naturale: lo zafferano. Si tratta della malattia di Stargardt causata da una mutazione genica, con effetti progressivi, che porta ad una forte disabilità.
Malattia di Stargardt / Fundus flavimaculatus
Si tratta di una malattia ereditaria causata da un’alterazione genica, e precisamente del gene ABCA4. Se ad essere alterato è solo un gene non si hanno sintomi mentre questi si manifestano quando ad essere interessati sono entrambe le coppie di geni. Dal punto di vista biochimico, nelle cellule dell’epitelio pigmentato retinico si accumula un prodotto tossico chiamato A2E che porta alla degenerazione della macula e alla perdita della visione centrale. Dal punto di vista anatomico, si ha una perdita progressiva delle cellule retiniche (i cosiddetti fotorecettori: coni e bastoncelli), caratterizzata da macchie giallastre attorno alla macula, a livello dell'epitelio pigmentato della retina.
I sintomi della malattia compaiono entro la maggiore età (10-20 anni), con una riduzione della visione centrale, quella che consente di leggere, guidare, riconoscere oggetti e persone. I pazienti con Stargardt possono soffrire di discromatopsia (alterata percezione dei colori) e di fotofobia (intolleranza alla luce). Nel mondo si stima ci siano 10.000 persone affette dalla malattia di Stargardt, ovvero 1-5 casi ogni 10.000 abitanti.
Quindi rientra tra le malattie rare.
Bastano 20 mg al giorno
In uno studio clinico, randomizzato e in doppio cieco, condotto su 31 pazienti con acuità visiva > 0,25, affetti dalla malattia di Stargardt / fundus flavimaculatus (STG / FF), sono stati somministrati 20 mg di zafferano al giorno, sotto forma di compressa orale, per sei mesi.
Seguito da un semestre con un placebo. Lo studio ha evidenziato l’efficacia dello zafferano nel rallentare/bloccare la degenerazione della “macula”, la parte centrale della retina. Lo zafferano usato è un prodotto commerciale (Repron). Dopo esami oftalmici completi, nonché registrazioni di elettro-retinogramma focale centrale, l’evidenza clinica è che la funzione visiva dei pazienti si è mantenuta stabile durante i sei mesi di trattamento mentre tendeva a deteriorarsi durante l’assunzione del placebo.
I risultati ottenuti da molti ricercatori impegnati in vari centri e coordinati dal Prof. Benedetto Falsini, dell’Istituto di Oftalmologia all’Università Cattolica, e dalla Prof.ssa Silvia Bisti, dell’Università degli Studi dell’Aquila.
Da Roma, oltre alla Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli-IRCCS del Gemelli, hanno partecipato ricercatori dell’Istituto Superiore della Sanità e dell’istituto Nazionale Biosistemi e Biostrutture. L’Università di Salerno, il Laboratorio di Genetica Medica e Biologia Molecolare, MAGI, di Rovereto e l’Istituto Italiano di Tecnologia, Neuroscience and Brain Technologies (NBT) di Genova. Oltre alla University of Pennsylvania di Philadelphia (USA). I risultati dello studio clinico sono stati pubblicati sulla rivista “Nutrients”, primo nome Marco Piccardi del Gemelli.
Lo zafferano è stato già dimostrato, non solo al Gemelli ma anche in altre Università e altri Paesi, essere in grado di migliorare la condizione dei pazienti con degenerazione maculare legata all'età (DMLE) in fase iniziale o mediamente avanzata non essudativa.
Gli stigmi di zafferano
Il loro colore rosso degli stigmi di zafferano è dovuto a due molecole naturali, crocetina e crocina, derivanti dal taglio enzimatico di una molecola di carotenoide. L’enzima preposto a questa attività è il CCD2 (Carotenoid Cleavage Dioxygenase 2). La scoperta dell’esistenza di questo enzima è stata fatta da ricercatori italiani nel 2014, da un gruppo internazionale guidato da Giovanni Giuliano dell’ENEA, comprendente ricercatori dell’Università King Abdullah per la Scienza e la Tecnologia (Arabia Saudita), dell’Università di Friburgo (Germania) e dell’Università della Castilla-La Mancha (Spagna).
Lo zafferano viene studiato da anni sulla degenerazione retinica su modelli animali.
In questi modelli di laboratorio era stato già osservato che questa sostanza naturale riusciva a ridurre la morte delle cellule (apoptosi) e dei processi neuro-infiammatori a livello della retina, stabilizzando la funzione visiva. I risultati di questo studio giustificano ulteriori studi clinici a lungo termine per valutare l'efficacia dello zafferano nel rallentare la progressione della disfunzione retinica centrale nella STG / FF, correlata all'ABCA4.