Il 29 gennaio la notizia è arrivata da Parigi: l'Istituto Pasteur, responsabile del monitoraggio dei virus respiratori in Francia, aveva completato il sequenziamento dell’intero genoma del coronavirus noto come "2019-nCoV". I ricercatori hanno rivendicato di essere stati la prima istituzione in Europa a sequenziare il virus dall'inizio del focolaio. Il 2 febbraio un annuncio analogo è arrivato dall'Istituto Spallanzani di Roma, con una dichiarazione del Ministro della Salute Roberto Speranza. Anche l’Italia ha sequenziato il coronavirus, isolato dai pazienti cinesi ricoverati a Roma, battezzandolo 2019-nCoV/Italy-INMI1.

Adesso conosciamo la sequenza

Per poter sviluppare un vaccino antivirale bisogna conoscere la sequenza genica del virus. Nel caso del coronavirus di Wuhan, a pubblicare la sua sequenza sono state proprio le autorità sanitarie cinesi. Questa informazione era a disposizione di tutti, pubblicata su due banche dati, GenBank (del National Institute of Health) e la Gisaid (Global Initiative on Sharing All Influenza Data).

Il 24 gennaio, la Ministra della Salute francese, Agnès Buzyn, aveva dato l’annuncio dei primi tre casi sul territorio francese di pazienti affetti dal coronavirus di Wuhan. Con i pazienti, si disponeva da subito del materiale biologico per isolare il virus. Così, in pochi giorni, l’Istituto Pasteur, centro di riferimento in Francia per il monitoraggio delle malattie infettive, ha sequenziato l'intero genoma del coronavirus, noto come "2019-nCoV".

Mercoledì 29 gennaio l’Istituto Pasteur ha potuto rivendicare di essere stato il primo, in Europa, a sequenziare il virus dall'inizio del focolaio.

Il sequenziamento è stato effettuato presso la Mutualized Platform for Microbiology (P2M) dell'Istituto Pasteur, un centro di eccellenza nel sequenziamento del genoma su ceppi batterici, virali, fungini e parassitari, ricevuti dai Centri di riferimento nazionali e dai Centri di collaborazione dell'OMS (Organizzazione mondiale della sanità), ai fini della sorveglianza delle malattie infettive.

La piattaforma P2M è altamente performante e, normalmente, ricava un sequenziamento completo in dieci giorni. Ma, in emergenza, come in questo caso, si riesce a completarlo in soli tre giorni. Parola di Vincent Enouf, vicedirettore del CNR (National Reference Centre) presso l'Institut Pasteur.

Il 2 febbraio - da ricordare per essere un giorno palindromo – con una conferenza stampa all'ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma, il Ministro della Salute Roberto Speranza ha annunciato che nei laboratori del presidio ospedaliero romano - centro di eccellenza e di riferimento nazionale per le malattie infettive - è stato isolato il coronavirus denominato 2019-nCoV/Italy-INMI1.

Si dispone della sua sequenza parziale e l’informazione è stata già registrata sul database GenBank in modo da renderla disponibile a tutta la comunità scientifica internazionale.

Ricordiamo che è proprio allo Spallanzani che sono ricoverati i primi due pazienti con coronavirus 2019-nCoV nel nostro Paese, come annunciato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte il 30 gennaio. Quindi in meno di tre giorni i ricercatori dello Spallanzani sono riusciti nella straordinaria impresa di isolare e sequenziare il virus.

Anche in Australia, pochi giorni fa, è stato isolato il coronavirus 2019-nCoV proprio dal primo paziente risultato positivo nel Paese. L’isolamento è avvenuto nel laboratorio dell'Istituto 'Peter Doherty' per le infezioni e l'immunità dell'Università di Melbourne e anche in questo caso i comunicati sottolineavano che era la prima volta che il virus era disponibile fuori dalla Cina che, ricordiamo, ha condiviso le informazioni genetiche ma non ha mai messo a disposizione il virus tal quale.

Intanto negli Stati Uniti, i ricercatori dei CDC – Centers for Disease Control and Prevention - stanno lavorando per arrivare al sequenziamento del coronavirus, partendo dal materiale biologico isolato dal “loro primo paziente”. Come per tutti gli altri, appena disporranno della sequenza genetica, la depositeranno nelle banche dati GenBank e Gisaid.

In attesa del vaccino

Identificato il virus e fatta il sequenziamento genetico, il passo successivo sarà preparare un vaccino. O trovare farmaci che possono essere impiegati in terapia. Per sviluppare un nuovo vaccino gli esperti dicono che sono necessari almeno sei mesi. Salvo imprevisti, tipo una mutazione del virus originale.

Ma non tutti aspettano un paziente per sviluppare un vaccino.

A questo si poteva arrivare senza disporre fisicamente del virus. Era infatti sufficiente disporre delle informazioni genetiche. Grazie a queste informazioni si erano già attivati diversi centri di ricerca internazionali. Ci stanno lavorandolo Shanghai East Hospital dell'Università Tongji, in collaborazione con l'azienda Stermirna Therapeutics; il NIAID (Istituto americano per le malattie infettive) del NIH (National Institutes for Health), come dichiarato dal suo Direttore, Anthony Fauci. Un impegno analogo è stato dichiarato dalla University of Texas Medical Branch, di Galveston, Stati Uniti. In Italia, Luigi Aurisicchio, amministratore delegato della biotech Takis, a Castel Romano (Roma), lo aveva annunciato all'ANSA il 30 gennaio.

Disporre rapidamente di un vaccino risponderebbe a diverse esigenze:

  • curare i malati;
  • prevenire altri contagi;
  • limitare l’impatto economico che, una pandemia incontrollata di questo tipo, potrebbe causare;
  • far capire finalmente ai NO-VAX l’importanza dei vaccini. Il virologo Roberto Burioni ha usato parole molto forti a riguardo: “Per il piacere di vedere i no-vax implorare la vaccinazione in ginocchio sui ceci”.

E poi rimane il problema della comunicazione, confusa su questi temi. Verrebbe da chiedersi: ma il sequenziamento del materiale genetico del coronavirus 2019-nCoV l’hanno fatto per primi i cinesi, gli australiani, i francesi o gli italiani? E adesso chi riuscirà ad arrivare per primo al vaccino?

Magari saranno gli americani, e non sarebbe una sorpresa. In ogni caso, poco importa. Quello che conta veramente è che ci sia uno sforzo collettivo e che le informazioni vengano subito condivise. Già questo è un buon punto di partenza.