Ahmad Amirabadi Farahan, un deputato di Qom, importante meta di pellegrinaggio sciita, ha dichiarato che solo nella città santa iraniana i morti per Coronavirus sarebbero almeno 50. Un numero circa quattro volte superiore al numero ufficiale diffuso dal governo per l’intero paese. 250 persone sarebbero in quarantena. Inoltre, ha proseguito in Parlamento il deputato, il coronavirus si sarebbe manifestato ben tre settimane prima dell’annuncio ufficiale. Fino a lunedì, i morti ufficiali erano quindici, comunque il doppio dell'Italia. Alla stessa data, il numero dei casi sospetti o in corso di verifica, secondo il governo iraniano, ammonterebbe a 900.

Anche il vice ministro della Sanità avrebbe contratto il coronavirus.

Solo tenendo conto dei dati ufficiali, il numero di morti in Iran è comunque superiore a quello di molti altri paesi esclusa la Cina e la Corea. Preoccupante è anche l'incidenza dei decessi rispetto al numero dei contagiati: essi si attestano al 17%, quanto meno in base ai dati ufficiali. A livello mondiale, invece, il tasso rilevato non supera il 2 percento. In ogni caso, dopo la Cina e la Corea del Sud e insieme all'Italia e al Giappone, l'Iran è il paese dove il contagio si è maggiormente diffuso.

Gli iraniani non si fidano dei dati diffusi dal governo sul coronavirus

Oltre al coronavirius, sembra che una disgrazia dietro l'altra stia colpendo gli iraniani.

A gennaio si sono avute alluvioni nel Sistan e nel Baluchistan, 176 le vittime dell’aereo civile abbattuto dalla contraerea alla fine dello stesso mese, infine, solo due giorni fa, l'ennesimo terremoto al confine tra Turchia e Iran, con nove morti dichiarati da Ankara e una cinquantina di feriti da parte iraniana.

La maggioranza degli iraniani non si fida più dei provvedimenti e dei comunicati governativi.

Lo dimostra la bassa affluenza alle urne (42%) alle recenti elezioni per il rinnovo del Parlamento. La Repubblica Islamica tace tuttora sul numero delle vittime della repressione delle manifestazioni dello scorso novembre ed è perciò accusata di tener nascosta la diffusione del coronavirus. D'altronde l'hanno annunciata soltanto due giorni prima delle elezioni.

Gli ultimi provvedimenti governativi hanno decretato la chiusura di scuole, università e dormitori studenteschi in varie regioni. Alcuni spettacoli teatrali sono stati cancellati ed è stato deciso che le partite di calcio siano giocate a porte chiuse. Il prosieguo e l'estensione di tali misure potrebbero arrivare sino alle due settimane di ferie che seguono il capodanno persiano del 21 marzo. Con la conseguenza di una paralisi dell'intero paese di oltre un mese.

In Iran il coronavirus potrebbe diffondersi tra i milioni di rifugiati e sfollati

Secondo molti osservatori, l'epicentro della diffusione del coronavirus in Iran sarebbe proprio la città di Qom. Il sospetto è che da Qom il virus si sia diffuso attraverso una delle principali rotte di pellegrinaggio anche negli stati vicini.

Le conseguenze sui rifugiati e gli sfollati provenienti da Iraq, Siria e Afghanistan, quindi, potrebbero essere devastanti. I contagiati dei sei paesi arabi con casi di coronavirus, inoltre, avrebbero tutti legami con l'Iran, quanto meno in Kuwait, Bahrein, Iraq e Libano: sarebbero appunto pellegrini musulmani sciiti che hanno visitato Qom.

Da alcuni giorni, quindi, l'Iran è sempre più isolato. Varie compagnie aeree, tra cui Alitalia, Turkish Airlines, quelle del Kuwait e dell'Oman hanno fermato i voli. Solo la Qatar Air Lines e la Emirates proseguono nei collegamenti. Inoltre, la stessa Turchia, l'Iraq, l'Afghanistan, l'Armenia e il Pakistan hanno chiuso le frontiere con la Repubblica islamica.

Anche l’importazione e l’esportazione di merci provenienti o dirette al porto di Khasab in Oman sono state bloccate .

Il problema più impellente è la gestione dell'emergenza. Lo stesso deputato di Qom ha denunciato che agli infermieri e agli altri operatori sanitari mancherebbero gli strumenti di protezione necessari per curare i pazienti infetti. Secondo un docente di medicina dell'Università di Cambridge, Adam Coutts, il coronavirus in Iran rappresenterebbe una grave minaccia per la salute pubblica, vista la debolezza del sistema sanitario. Se inoltre colpisse i rifugiati o gli sfollati non ci sarebbe modo di contenerlo, date le condizioni in cui vivono e il sovraffollamento dei pochi servizi igienico-sanitari.