Sono giornate di grande apprensione in tutto il mondo a causa del continuo dilagare del Coronavirus, un'epidemia vera e propria quella in corso che ha portato a fare innalzare lo stato di allerta in Italia dopo i primi casi e la conseguente diffusione registrati sul finire del 2019 in Cina. Una situazione difficile quella vissuta dalla penisola italiana che in poche settimane ha fatto registrare oltre diecimila contagiati: in sofferenza risultano soprattutto i reparti di terapia intensiva e sub-intensiva del Nord del paese, sovraccarichi per la presenza di numerosi malati di Covid-19.
Nella giornata di lunedì le misure restrittive volte al contenimento dell'epidemia volute dal Governo hanno attirato l'interesse di tutto il mondo: la speranza però potrebbe arrivare dall'individuazione di un farmaco, un potenziale alleato nel contrasto dei sintomi più gravi arrecati dal patogeno. Il farmaco in questione è il tocilizumab.
Coronavirus, dall'Ospedale Pascale test incoraggianti
Negli ultimi giorni sembra arrivare dalla Campania una speranza di cura con la sperimentazione su due distinti pazienti affetti da polmonite da Covid-19. A effettuare i test i medici dell'Ospedale Pascale di Napoli che, consigliati da colleghi cinesi, hanno deciso di utilizzare un farmaco già noto, il Tocilizumab, un farmaco anti-artrite che sembra interfacciarsi bene con la sintomatologia ed in particolare prevenire ed evitare che gli ammalati possano aggravarsi con necessità di utilizzo dei macchinari di rianimazione.
L'oncologo Paolo Ascierto, sostenitore dell'utilizzo del farmaco, alla luce dei risultati conseguiti avrebbe richiesto l'attuazione di un protocollo nazionale al fine di permettere un utilizzo più consistente del farmaco estendendolo alla cura di altri casi di contagio.
Massimo sforzo per fronteggiare l'emergenza
L'impiego del Tocilizumab è avvenuto nei mesi scorsi anche in Cina alle origini dell'epidemia che ora sembra manifestarsi prevalentemente in Europa ma che inizia a riguardare anche il continente africano e quello americano.
Non una cura contro la malattia ma un'arma utile a contrastare i sintomi e permettere alle difese immunitarie dei soggetti di non andare in affanno durante il periodo di degenza. In Cina a fare registrare miglioramenti sono stati 20 pazienti affetti da sintomatologia legata a contagio da coronavirus su 21 trattati, con una ripresa osservata nell'arco di 24-48 ore dalla somministrazione. Ulteriore fiducia risulta infine conferita dalla graduale riduzione in Cina dei casi giornalieri di contagio con una curva epidemica che sembra iniziare gradualmente a stabilizzarsi.