AMH è un ormone prodotto sia negli uomini che nelle donne ma sono quest'ultime maggiormente interessate a conoscere la sua presenza nel sangue. Un lavoro appena pubblicato su European Society of Human Reproduction and Embryology potrebbe cambiare l'approccio a un'indagine a cui si sottopongono molte donne per valutare la loro fertilità. Soprattutto con l'avanzare degli anni.
L'ormone anti-Mülleriano (AMH) è infatti un indicatore chiave per valutare se una donna potrà rispondere efficacemente a una stimolazione ovarica, prevista dai protocolli clinici per la fecondazione assistita.
L'ormone della fertilità
L'ormone anti-Mülleriano (AMH) viene prodotto dai tessuti produttivi, i testicoli nei maschi e le ovaie nelle femmine. La sua concentrazione nel sangue varia in base al sesso e all'età. Nei primi anni di vita, nei maschi la sua produzione è elevata, fino alla pubertà - in questo modo inibisce lo sviluppo degli organi femminili e promuove quelli maschili - quando poi inizia a decrescere. L'opposto avviene nelle femmine quando da piccole hanno livelli molto bassi di AMH, e questo favorisce lo sviluppo degli organi femminili, mentre con la pubertà inizia ad aumentare grazie alla produzione da parte delle ovaie.
Nelle donne in età fertile, i livelli di AMH tendono a decrescere negli anni per arrivare a livelli molto bassi con la menopausa.
Questo è direttamente associato al numero di cellule uova (ovociti) che ogni donna ha dalla nascita, stimato intorno a un milione. Si riducono a circa 5.000 all'inizio della pubertà e di questi solo pochi andranno a maturazione (follicolare), quella che ogni mese determina il ciclo mestruale.
I livelli di AMH sono importantissimi come indice di fertilità.
Questo ormone, infatti, regola l'azione di altri due ormoni, FSH (ormone follicolo-stimolante) e LH (ormone luteinizzante). Con l'abbassamento dei livelli di AMH si riduce la capacità di assicurare la crescita follicolare, e quindi la maturazione della cellula uovo.
Un semplice dosaggio dei livelli ematici di AMH non consente di stabilire quando arriverà la menopausa ma è diventato un biomarker intrinseco nel valutare come una paziente risponderà ad una eventuale stimolazione ovarica nella fecondazione in vitro.
In pratica, livelli elevati di AMH indicano una donna over-responder (con molte cellule uova) mentre livelli bassi di AMH indicano una donna low-responder (con poche cellule uova).
Basterà analizzare un capello
Quello che il professor Manel Lopez-Bejar a Barcellona, insieme ai colleghi di MedAnswers Inc, negli Stati Uniti, hanno scoperto, è stato presentato da Sarthak Sawarkar in un poster al 36esimo meeting annuale Eshre (European Society oh Human Reproduction and Embryology). Quest'anno organizzato online tra il 5 e l'8 luglio. Questi ricercatori hanno visto che dosare i livelli di AMH nei capelli non solo è accurato quanto il dato ricavato da un'analisi del sangue, ma è addirittura più affidabile.
Infatti, mentre i livelli ematici registrano la quantità di ormone presente al momento del prelievo endovenoso, ed è anche influenzato dalla condizione di stress del paziente, la quantità di ormone presente nel capello è determinato dai livelli ormonali in circolo prima ancora che il capello spunti dal cuoio capelluto, ed è il risultato medio di un certo periodo (mesi) in quanto l'ormone si accumula nel capello in crescita. Quindi molto più affidabile.
Lo studio ancora in corso ha finora valutato i risultati su 152 donne da cui, durante le visite in ospedale, venivano regolarmente raccolti campioni di capelli e sangue. L'AMH misurata nel siero degli stessi soggetti è stata utilizzata per fornire un controllo, così come una conta ecografica dei follicoli in via di sviluppo nell'ovaio come ulteriore misura della riserva ovarica.
I livelli di AMH rilevati nei campioni di capelli diminuiscono con l'età delle pazienti, come atteso, visto che la riserva ovarica si riduce negli anni. E il dato rilevato nei capelli era totalmente sovrapponibile a quello rilevato con i livelli sierici e al dato ecografico. Inoltre, il test sui capelli è stato in grado di rilevare una vasta gamma di livelli di AMH all'interno di individui di una coorte di età simile, suggerendo una maggiore precisione rispetto a un singolo campione di sangue.
Il dosaggio di AMH ha un ruolo importante, e fuori discussione, nella medicina riproduttiva. Controversa è ancora la sua applicazione come misura della fertilità femminile nella popolazione generale.