La ricerca è stata pubblicata su Nature Biotechnology. La scoperta è piuttosto importante, finora limitata a risultati di laboratorio ottenuti in modelli animali ma presto potrebbe trovare un’applicazione sull'uomo. Si tratta dell’identificazione di peptidi ciclici (postbiotici) prodotti da alcuni batteri intestinali che normalmente distruggono altri batteri, cattivi perché producono sostanze che favoriscono l’insorgenza di eventi cardiovascolari. Copiando quello che succede normalmente in natura, si potrebbero sviluppare nuovi farmaci nell'ambito della prevenzione e cura di malattie cardiovascolari a partire dall'aterosclerosi.

Riduzione del colesterolo e dell’aterosclerosi

Il nostro intestino è popolato da cento trilioni (miliardi di miliardi) di batteri appartenenti a centinaia di specie differenti. È il risultato di una evoluzione millenaria che ha permesso di stabilire un equilibrio tra il cosiddetto microbiota e la nostra Salute. I batteri si nutrono dei nutrienti che assimiliamo con la dieta e rilasciano dei metaboliti (postbiotici) che possono avere funzioni benefiche sulla nostra salute.

Ma a volte, in seguito alla somministrazione di farmaci (es. antibiotici) o di diete squilibrate - ricche di carboidrati, grassi e zuccheri di grassi - i batteri cattivi prendono il sopravvento e annientano i batteri buoni. Quest’ultimi, per difendersi, producono delle sostanze che hanno un effetto nocivo per i batteri cattivi.

Ma questo non sempre è sufficiente, per i motivi appena ricordati.

Al dipartimento di chimica dello Scripps Research Institute, a La Jolla in California, negli Stati Uniti, attraverso uno studio sistematico, i ricercatori hanno identificato una serie di queste sostanze antimicrobiche prodotte dai batteri buoni: molti sono peptidi ciclici.

Li hanno somministrati singolarmente, a modelli di animali di laboratorio, andando poi a monitorare, nelle feci, come cambiava la popolazione batterica. L’obiettivo era identificare quali sostanze erano in grado di modificare la popolazione batterica in senso “eubiotico”, ovvero in grado di aumentare i batteri buoni e ridurre quei cattivi.

I ricercatori hanno così identificato due peptidi ciclici che sono in grado di favorire la crescita dei batteri che producono sostanze (postbiotici) che contribuiscono ad abbassare il colesterolo, a ridurre le placche aterosclerotiche, a ridurre la pressione del sangue. In altri termini, a contrastare una serie di eventi cardioscolari. Questi ciclo-peptidi sono anche in grado di ridurre la produzione di citochine pro-infiammatorie, tra cui l’IL-6 e l’IL-1b (interleuchine), e del TNFα (fattore di necrosi tumorale-α), riequilibrare i livelli di acidi grassi a catena corta (SCFA) e degli acidi biliari, migliorare l’integrità della barriera intestinale e aumentare le T-reg cells (cellule regolatorie T intestinali).

Il lavoro è stato pubblicato su Nature Biotechnology, primo autore Poshen B. Chen.

Risultati evidenti in poche settimane

Qualsiasi farmaco prima di arrivare sull’uomo viene testato in una serie di studi in laboratorio. Spesso anche in modelli animali. In questo caso sono stati usati dei topi geneticamente predisposti al colesterolo alto. Soprattutto con un’alimentazione ipercalorica, tipica delle diete occidentali. In queste condizioni, questi animali hanno una modifica del microbiota intestinale e sviluppano rapidamente ipercolesterolemia e aterosclerosi.

Ma se gli viene fatto assumere, con una soluzione acquosa orale, i due peptidi ciclici selezionati, in questi animali si osserva subito un riequilibrio della flora intestinale – come i ricercatori hanno verificato mediante analisi del DNA dei batteri fecali – spostandola verso una condizione osservata nei topi alimentati con una dieta ipocalorica e più sana.

Questi topi, dopo solo due settimane, avevano una colesterolemia ridotta del 36% rispetto al gruppo di topi, alimentati sempre in modo ipercalorico ma senza l’assunzione dei peptidi ciclici. Ancora più significativo è stato l’effetto, osservato dopo dieci settimane, sulle placche aterosclerotiche nelle arterie dei topi. Gli animali trattati avevano una riduzione del 40% delle placche rispetto a quanto osservato nei topi non trattati.

È importante ricordare che l’aterosclerosi è una condizione che favorisce l’insorgenza di infarto e ictus, due tra le principali cause di morte nelle società occidentali. Luke J. Leman e M. Reza Ghadiri, i due ricercatori leader di questo team, hanno dichiarato che questi risultati sono davvero sorprendenti.

Soprattutto se si tiene conto che si tratta di sostanze naturali, che non vengono assorbite nel sangue, che non sono tossiche e che possono essere assunte per via orale.

Dopo questi risultati, i ricercatori stanno ora testando questi peptidi ciclici in modelli di topo “diabetico”, per dimostrare una eventuale relazione tra il tipo di microbiota e il diabete, un'altra patologia normalmente favorita dal dismicrobismo intestinale.

Ogni giorno dalla ricerca giungono notizie che evidenziano il ruolo centrale del microbiota in tante malattie. Ma ce da starne certi, dei risultati ottenuti dai ricercatori del dipartimento di chimica dello Scripps Research Institute ne sentiremo ancor parlare e, probabilmente, alcuni di questi compositi andranno ad arricchire gli armamentari farmacologici dei prossimi anni.