Si è svolta dal 18 al 24 novembre la settimana mondiale sull’uso consapevole degli antibiotici promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

L’antimicrobico resistenza e, in particolare, l’antibiotico resistenza, è considerato uno dei principali problemi nell’ambito della sanità. Il fenomeno negli ultimi anni ha raggiunto cifre tali da spingere le istituzioni internazionali, quali il Centro Europeo per il Controllo delle Malattie Infettive (ECDC), la Commissione Europea, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a lanciare un allarme a livello globale e a mettere in campo stringenti iniziative indirizzate al suo controllo.

I dati in Italia

Ogni anno, solo in Italia, il fenomeno farebbe circa poco più di 11.000 vittime. Nonostante dal 2001 sia presente un piano per la sorveglianza nazionale per l’antibiotico resistenza coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (AR-ISS), l’approccio che l’Italia sembra avere nei confronti di tale problema appare insufficiente. Questa sarebbe una delle cause che porta il paese ad avere, tra le nazioni europee, il più alto tasso di mortalità per infezioni resistenti agli antibiotici.

Secondo alcuni dei dati presentati alla conferenza stampa in occasione della settimana mondiale sull'uso consapevole degli antibiotici, l'Italia si posiziona al quinto posto tra i paesi ad alto reddito in questa graduatoria, con un tasso di resistenza agli antimicrobici di sette volte maggiore rispetto, per esempio, a quello dei paesi del Nord Europa.

I dati ottenuti dalla rete AR-ISS si basano su test di sensibilità, effettuati nei laboratori identificati dal piano di sorveglianza, di un set minimo di antimicrobici nei confronti delle seguenti otto specie batteriche, definite ‘critiche’ (responsabili, cioè, di infezioni invasive), isolate da liquor o sangue: Klebsiella pneumoniae, Staphylococcus aureus, Escherichia coli, Pseudomonas aeruginosa, Streptococcus pneumoniae, Acinetobacter baumannii group, Enterococcus faecium ed Enterococcus faecalis.

La situazione a livello mondiale

Un recente studio pubblicato sulla rivista The Lancet afferma che oggi l'antibiotico resistenza costituirebbe la seconda causa di morte a livello globale dopo le cardiopatie ischemiche.

Secondo quanto riportato nel rapporto di Global Research on Antimicrobial Resistance, citato dalla rivista, solo nel 2019 si sono verificati più di 1,2 milioni di decessi correlati a infezioni da germi multi-resistenti e i fenomeni di antibiotico resistenza sono associati alla morte di circa 5 milioni di persone.

Cosa si può fare per limitare il fenomeno

La prevenzione delle infezioni, soprattutto quelle sostenute da microrganismi multi-resistenti, è uno degli strumenti più importanti a disposizione. Un'altra soluzione consiste, poi, in un uso responsabile e consapevole degli antibiotici, mirato a quello specifico paziente e per quella determinata malattia che lo stesso presenta. Bisogna, infatti, ricordare che gli antibiotici vanno prescritti per curare le infezioni batteriche e non sono efficaci nei confronti di infezioni virali, quali, per esempio, Covid-19, raffreddore e influenza.

Inoltre, una maggior attenzione nella prescrizione degli stessi da parte dei medici è sempre necessaria. Infine, prestare particolarmente cura a una maggiore igiene nelle strutture nosocomiali e nelle RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale), dove il fenomeno dell’antimicrobico resistenza è più elevato, è davvero di fondamentale importanza.