I ricercatori dell'Harvard Medical School e del Broad Institute hanno condotto uno studio che mostra come la composizione del microbiota intestinale possa influire sull'efficacia delle terapie immunitarie per il cancro. Un passo avanti per la salute di tutti. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, ha identificato specifiche molecole microbiche e i loro meccanismi di interazione con le cellule immunitarie che possono aiutare a migliorare la risposta del sistema immunitario alla terapia immunitaria per il cancro. Il cancro usa un trucco per evitare che il sistema immunitario distrugga le sue cellule, facendo esprimere alle cellule tumorali due proteine chiamate PD-L1 e PD-L2.
Queste proteine interagiscono con un'altra proteina chiamata PD-1, che rallenta l'azione delle cellule T. Le terapie immunitarie per il cancro che bloccano questa interazione possono aiutare le cellule T a distruggere le cellule tumorali.
Interazione tra microbiota e cellule immunitarie
Gli scienziati hanno scoperto che la composizione del microbiota intestinale può influenzare l'efficacia delle terapie immunitarie contro il cancro. In particolare, hanno individuato una molecola microbica chiamata RGMb che lavora insieme a PD-L2 per sopprimere le cellule T. Ulteriori analisi hanno mostrato che l'interazione tra RGMb e PD-L2 dipende dalla composizione dei microbi intestinali e che alcuni batteri intestinali possono influenzare i livelli di entrambe le molecole.
Terapie immunitarie per il cancro e microbiota intestinale
Nei topi con il cancro, i batteri presenti nell'intestino hanno influenzato la loro risposta alla terapia immunitaria. I topi che avevano specifici batteri intestinali avevano livelli di RGMb sulle loro cellule T molto più bassi rispetto agli animali senza batteri nell'intestino, e rispondevano bene alla terapia anti-PD-L1 o anti-PD-1.
Al contrario, i topi senza batteri nell'intestino non rispondevano a questi trattamenti e avevano livelli più alti di RGMb sulle loro cellule T, specialmente su quelle che erano dentro il tumore. Allo stesso modo, i topi con batteri intestinali provenienti da pazienti che non avevano risposto bene alla terapia avevano livelli più alti di RGMb, suggerendo che i pazienti con livelli elevati di RGMb sulle loro cellule T potrebbero avere una risposta più debole alla terapia immunitaria.
Bloccare l'attività di PD-L2 o RGMb era sufficiente per mantenere l'attività antitumorale delle cellule T e garantire una buona risposta alla terapia anti-PD-L1 e anti-PD-1. Inoltre, bloccare l'attività di PD-L2 ha portato a una forte risposta antitumorale in topi trattati con un'altra forma di terapia immunitaria chiamata terapia a cellule dendritiche. Questa scoperta suggerisce che bloccare l'attività di PD-L2 potrebbe potenziare la risposta a molti tipi di terapie immunitarie per il cancro.
I microbi intestinali come regolatori della risposta immunitaria
I ricercatori hanno scoperto che un batterio chiamato C. cateniformis può aiutare a rendere più efficace la terapia immunitaria per il cancro nei topi.
Anche se ci sono molte altre specie batteriche nell'intestino umano che potrebbero avere lo stesso effetto, questa scoperta suggerisce che specifiche molecole microbiche potrebbero essere utilizzate per migliorare la capacità del sistema immunitario di combattere il cancro.
Questa nuova tipologia di farmaci, chiamati a piccole molecole microbiche, sono generalmente assunti sotto forma di pillole, mentre l'immunoterapia viene somministrata tramite infusione endovenosa di anticorpi.
L'importanza del microbiota
Lo studio ha mostrato l'importanza dei microbi intestinali nella risposta alla terapia immunitaria del cancro, identificando specifiche molecole microbiche che possono essere sfruttate per migliorare la cura del cancro.
La scoperta dell'interazione tra microbiota e cellule immunitarie rappresenta un significativo passo avanti nella lotta contro il cancro.
Anche se ci sono altre modalità in cui il microbiota può influenzare l'immunità antitumorale e l'immunoterapia del cancro, il potenziale di questi nuovi farmaci, da integrare o sostituire l'immunoterapia basata sugli anticorpi tradizionali, offre sulla carta la promessa di trattamenti più economici e accessibili.