Lagrande crisi economica e finanziaria, che ha messo in ginocchio la competitivitàdella quasi totalità dei settori produttivi e industriali (e in manieraparticolare quello bancario), non ha di certo risparmiato la "fabbrica" del calcio.

Èin quest'ottica che si inseriscono le novità introdotte dall'UEFA, che hannodato vita al celebre Fair Play Finanziario (FPF).

Introdottonel 2009 per volontà del presidente del massimo organo calcistico europeo, "LeRoi" Michel Platini, il FPF è un insieme di regole che pone la sua attenzioneintorno a due semplicissimi concetti: trasparenza e sostenibilità economica efinanziaria.

Tuttii club calcistici, più o meno ricchi, non potranno spendere più di quantoguadagnano, e saranno chiamati ad improntare le proprie politiche societarie versoil pareggio di bilancio.

IlFPF non è, però, un sistema aleatorio in quanto produce (e soprattuttoprodurrà) le sue conseguenze: nel 2014 scade il cosiddetto "periodo diosservazione" concesso ai club per allinearsi agli standard e ai requisitirichiesti, ed entro la fine di giugno l'organismo UEFA addetto alla verifica ditali parametri, il Club Financial Control Body (CFCB), farà le sue primeosservazioni e valutazioni.

Lesanzioni previste vanno dall'ammenda pecuniaria fino all'esclusione dallecompetizioni europee per una o più stagioni, e tra i club "non virtuosi"spiccano già vittime illustri, come il Malaga e il Rapid Bucarest.

Sipreannuncia, quindi, una calda estate in quel di Nyon: la normativa del FPF vasicuramente stretta a squadre come il Manchester City, il PSG e la new entryMonaco, "forti" di magnati alle spalle pronti ad investire ingenti cifre nelprossimo calciomercato.

Irispettivi bilanci, ballerini e talvolta gonfiati, sono finiti sotto la lented'ingrandimento degli ispettori UEFA, concentrati sull'eventuale presenza dimanovre elusive (le sponsorizzazioni a valori di mercato decisamente più altiriconducibili ai proprietari stessi) finalizzate ad abbassare il forte deficitaccumulato.

Nell'universocalcistico si distinguono, però, anche società virtuose che hanno improntato lerispettive gestioni sul binomio vittorie e conti in ordine.

BayernMonaco e Borussia Dortmund, i due club tedeschi finalisti della ChampionsLeague, sono in tal senso, modelli esemplari, con ricavi tra i 200 e i 400milioni di euro, grazie a stadi di primissimo livello (sempre pieni), ingentiinvestimenti nel settore giovanile e imponenti politiche commerciali, a frontedi costi per il personale che non superano il 50% del fatturato.

Anchein Italia ci difendiamo bene: il Napoli e l'Udinese sono dei fioriall'occhiello in grado di guadagnarsi, sportivamente ed economicamente,complimenti e apprezzamenti dagli addetti ai lavori. Nota dolente è la mancanzadi infrastrutture di alto livello (l'Udinese potrà beneficiare del "NuovoFriuli" tra due anni, mentre il Napoli ancora non ha sciolto il nodo San Paolo)che, se risolta, potrebbe consentire ai nostri club, specie quelli piùvirtuosi, di ridurre gradualmente il gap dagli altri club europei, tedeschi edinglesi in particolare.

Eccoperché il FPF può e deve rappresentare un'importante possibilità che il nostromovimento calcistico deve cogliere per tornare ai livelli che gli competono, inuna prospettiva di crescita e ripresa che può potenzialmente riguardare edinteressare l'intera nazione.