A Philip Island colpi di scena a ripetizione: gara ridotta a soli 19 giri, frittata della scuderia Honda che non rispetta il pit window obbligatorio e così ne approfitta il pilota spagnolo della Yamaha che si avvicina al leader Marc Marquez, avanti ora solo 16 punti.

La gara inizia in modo rocambolesco, con l'accorciamento dei giri a 19 anziché i 26 previsti per il caos gomme Bridgestone: infatti durante il warm up si era verificata una condizione di usura delle gomme sul nuovo asfalto peggiore di quella prevista durante le prove libere. E così la direzione ha deciso per la riduzione e per la sostituzione delle moto a metà gara, tra nono e decimo giro (flag to flag).

Al via Lorenzo parte bene, tallonato da Marc Marquez e Dani Pedrosa. Poco distante Valentino Rossi. A metà gara il disastro Honda, poi ammesso dal muretto: il leader della classifica generale si ferma dopo il decimo tardi, troppo tardi secondo le disposizioni di gara, e così scatta per lui la bandiera nera.

Da quel momento, per lo spagnolo della Yamaha giunto alla cinquantesima vittoria della sua carriera, è passerella finale fino alla bandiera a scacchi: alle sue spalle Pedrosa a sei secondi, seguito da un buon Rossi (finalmente con una moto competitiva) che la spunta di pochi centimetri su Crutchlow.

In classifica comanda ancora Marc Marquez (298), tallonato ora da Jorge Lorenzo ( 280) e Pedrosa (268), ma il mondiale è più che mai riaperto. Per la scuderia Honda, invece, un quanto mai doveroso mea culpa: un errore così grave della casa giapponese potrebbe costare gravissimo.