Dopo 16 anni l'Italia del ciclismo ha ritrovato un fuoriclasse. Genuino come la sua terra, la Sicilia, Vincenzo Nibali sta divorando, chilometri dopo chilometri, ogni avversario che incontra nell'oceano francese di biciclette. In tempi non sospetti Davide Cassani, ora ct della Nazionale, ha profetizzato l'esplosione dello Squalo quando ancora correva per il team Liquigas. Nibalì, come viene chiamato ora in Francia, ha rispettato in maniera maniacale ogni tappa della sua carriera, fino a vivere da campione le ultime due stagioni. Lo scorso anno il trionfo al Giro, nel 2014 i campionati italiani e, salvo clamorose sorprese, il successo al Tour de France.

OMBRA - Chi vince nel ciclismo deve lottare contro una fastidiosa condanna mediatica, che accosta al vincente l'ombra del doping. In questi giorni la bufera si sta abbattendo su Vincenzo Nibali, colpevole di essere drammaticamente superiore rispetto al peloton. America ed Europa si sono alleate per allestire un processo fin qui unicamente di carattere televisivo il cui fine, nell'immaginario collettivo statunitense e continentale, dovrebbe essere quello di sbiadire l'immagine del campione italiano. Nostalgici di Armstrong da una parte, filo-spagnoli dall'altra, lo Squalo dello Stretto di Messina è accerchiato, così come lo era Chris Froome dodici mesi fa e Wiggins nel 2012 (e più in generale il Team Sky): in che modo Nibalì risponderà alle accuse di doping mosse a suo carico da qualche giorno a questa parte?

Paradossalmente, continuando a vincere.

NUOVA GENERAZIONE - Nonostante la vam sviluppata da Vincenzo Nibali in occasione della seconda vittoria al Tour de France di quest'anno sia parsa ai più, addetti ai lavori e non, disumana (superiore anche rispetto a quella fatta registrare da Froome lo scorso anno), la sensazione è che il ciclismo abbia realmente voltato pagina rispetto ai tempi d'oro della Festina ed epigoni più o meno sfortunati e recenti. Una nuova generazione, così il ciclista dell'Astana ha voluto definire i suoi attuali colleghi non più tardi di due giorni fa, quando già iniziava ad allungarsi quella fastidiosa ombra a stelle e strisce. Una nuova generazione, quella che il Tour (e il ciclismo in generale) ha l'obbligo di mostrare agli occhi di telespettatori e, non ultimi, tifosi.