Strano che non si disputino gare di Formula 1 in uno dei più ricchi Paesi del mondo, non è vero? E dire che un tempo la Svizzera ospitava uno dei più prestigiosi circuiti automobilistici europei, teatro di epiche gesta di campioni come Tazio Nuvolari, Achille Varzi (che vi perse tragicamente la vita nel 1948), Rudolf Caracciola, Nino Farina, Manuel Fangio e molti altri. Il Gran Premio di Svizzera, così si chiamava, si correva sull'anello di Bremgarten, presso la capitale elvetica Berna: circa sette chilometri di percorso stradale cittadino, molto tecnico ma altrettanto pericoloso.

L'ultima edizione ebbe luogo nel 1954 poi... mai più "Formula 1" sul suolo della vicina Confederazione. Perché? Fu il governo svizzero a vietare qualsiasi gara motoristica a seguito della forte emozione suscitata dalla più grande tragedia della storia dell'automobilismo: il disastroso incidente dell'11 giugno 1955 sul circuito di Le Mans, nel quale persero la vita 84 persone (120 i feriti) travolte dai rottami della Mercedes guidata dal francese Pierre Levegh (schiantatasi uscendo di pista) volati tra il pubblico stipato nelle tribune. Ora, dopo sessant'anni, il governo svizzero ha deciso di porre fine a questa sorta di embargo sportivo ma ancora cautamente, o meglio, ecologicamente. Infatti, all'inizio di dicembre, l'esecutivo si è favorevolmente espresso al ritorno delle corse, a patto però che i veicoli siano a trazione elettrica. In attesa di una più difficile riapparizione dei bolidi di "Formula 1", tante volte proposta, ma scontratasi soprattutto con preoccupazioni legate all'impatto ambientale delle corse. Quindi in Svizzera potrebbero debuttare presto le gare della cosiddetta "Formula E", per monoposto elettriche, il cui primo campionato mondiale è iniziato, con grande successo, lo scorso 13 settembre a Pechino, con la partecipazione di piloti quali Jarno Trulli, Nicolas Prost (figlio di Alain) e Nick Heidfeld. Per la cronaca la prima gara è stata vinta dal pilota brasiliano Lucas Di Grassi.