sportLa malattia a cui si corre incontro

Che gli italiani fossero un popolo di marinai era cosa nota. Se n'erano accorti anni addietro per via di un genovese, tale Cristoforo Colombo. Sul fatto, poi, che fossero dei pescatori di razza, qualche indicazione era stata registrata sin da tempi remoti:  pensiamo alle Repubbliche Marinare, alle tonnare sparse qua e là (soprattutto nelle isole) e ai borghi marinari praticamente ovunque lungo lo stivale.

Si, ma oggi? Come sono i rapporti tra gli italiani e il mare? Non i rapporti che lascivamente li coinvolgono per un paio di settimane l'anno o un mese quando le cose vanno bene, nel periodo che va da luglio ad agosto.

Non quei tipi di rapporti.

Quello che interessa è l'ancestrale richiamo che lega in maniera indissolubile mare e uomo. Quella malattia che affligge la gente di mare, quella vera. Bada bene che quando si scrive gente di mare non ci si riferisce solo a chi abita nelle coste, ma anche a chi si sveglia nel cuore della notte, scende dal letto e percorre chilometri in macchina per andare a pescare o a fare un giro in barca. Per capire questo legame, a tratti morboso, tra chi vive di mare e il blu infinito basta osservare la gelosia che corre negli occhi di certe mogli quando il marito scompare per delle ore costretto dal richiamo del mare.

L'inizio di tutto tra italiani, greci e francesi

Di anni in effetti ne sono passati.

Tralasciando gli "urinatores" , sommozzatori ante litteram romani, è noto da atti ufficiali della marina che nel 1913 Hagystatis, un pescatore di spugne greco, contribuì al recupero dell'ancora di una nave della Marina Militare italiana, la "Regina Margherita", nel porto greco di Scarpanto, immergendosi alla profondità di circa 70 metri.

Profondità ragguardevole anche per gli standard attuali.

Peraltro Hagystatis, visitato prima di intraprendere le immersioni, aveva un enfisema polmonare, un timpano rotto ed era privo di un polmone! Famose, per l'impatto che ebbero allora sui media, sono poi le sfide tra Enzo Maiorca e Jaques Majol. I due apneisti spostarono sensibilmente più in fondo i limiti dell'uomo contravvenendo, come nel caso di Maiorca, anche ai consigli dell'allora Scienza medica.

Ingiusto, ancora, dimenticare Ennio Falco e Raimond Bucher, il primo apneista ufficiale - correva l'anno 1952 -.

La Y-40 e i suoi campioni

A Montegrotto Terme, in provincia di Padova, si trova la piscina più profonda del mondo. E' stata progettata e costruita in meno di un anno. La struttura sfrutta il calore delle acque termali, altrimenti per una piscina con un volume doppio rispetto ad una piscina olimpionica, le spese per riscaldare l'acqua sarebbero state eccessive.

In questo contesto si è svolto il primo Open-day Y -40. A patrocinare l'iniziativa sono stati i migliori apneisti degli ultimi anni, tra cui molti pilastri di Apnea Accademy, ormai un'istituzione in termini di apnea. Da Umberto Pellizzari a Herbert Nitsch, passando per Stefano Claut, Francesco Natale, Marco Bardi, Ilaria Bonin e Andrea Zuccari.

Questa volta nessuna competizione, solo una sana giornata di sport, passando dai consigli per la pesca in apnea a quelli diretti all'apnea pura. Alcuni test di carattere scientifico sono stati condotti su alcuni atleti dopo l'immersione.