Il mondo dello sport è scosso da un vero e proprio terremoto, causato dalle accuse della Wada, l'Agenzia mondiale antidoping, che ha reso noto un dossier di 320 pagine nel quale sono presenti accuse durissime all'apparato sportivo russo, riguardanti in particolare l'atletica leggera, e chiama in causa persino i servizi segreti ed esponenti di spicco del governo di Vladimir Putin. Si tratta insomma di una questione che va oltre lo sport, con la Russia accusata di praticare un vero e proprio doping di stato, qualcosa che rimanda ai tempi della Guerra Fredda.

Le accuse della Wada alla Russia

Secondo il dossier prodotto dall'indagine, lunga 11 mesi, condotta dall'ex capo dell'agenzia Dick Pound, numerosi test antidoping sarebbero stati analizzati in un laboratorio non autorizzato alle porte di Mosca, prima di essere inviati al laboratorio approvato dalla Wada. Il capo di quest'ultimo laboratorio, Grigory Rodchenko, si sarebbe reso colpevole di estorsione nei confronti degli atleti i cui test non erano in regola, mentre altri test sarebbero stati manipolati su ordine del Ministro dello Sport russo Vitaly Mutko. L'Agenzia mondiale antidoping accusa Rodchenko di aver distrutto ben 1417 provette richieste ai fini dell'indagine.

Tutto questo ha fatto sì, secondo la Wada, chele competizioni di atletica leggera alle Olimpiadi di Londra 2012 siano state falsate: è stata chiesta la squalifica a vita per cinque atleti, tra i quali spiccano Maria Savinova ed Ekaterina Poistogova, rispettivamente medaglia d'oro e di bronzo negli 800 metri femminili agli ultimi Giochi: queste due atlete non avrebbero dovuto neanche partecipare alla kermesse olimpica, perché risultate positive prima dei Giochi stessi.

La Wada ha raccomandato al Cio l'esclusione della Russia dalle competizioni di atletica leggera ai prossimi Giochi olimpici di Rio de Janeiro.

Dick Pound ha ammesso che quanto è emerso potrebbe solo essere la punta dell'ìceberg, perché è altamente improbabile che il problema riguardi solo la Russia. Il rapporto della Wada chiama in causa non solo la federazione di atletica leggera di Mosca, ma anche la Iaaf, la federazione internazionale, protagonista di una colpevole inazione nei confronti di atleti dal profilo antidoping quantomeno sospetto: Proprio pochi giorni fa l'ex presidente Lamine Diack è finito sotto indagine per un giro di tangenti volto proprio a coprire la positività di atleti russi.

Lo scandalo potrebbe comunque allargarsi ad altri sport: si parla della presenza dei servizi segreti russi nei laboratori di Mosca e di Sochi, durante le ultime Olimpiadi invernali. Un membro dello staff del suddetto laboratorio ha dichiarato che, all'interno, c'erano delle persone presentatesi come ingegneri ma che facevano parte dell'Fsb, il servizio segreto appunto, e che creavano un clima intimidatorio.

Le reazioni

Sono arrivate puntuali le reazioni dalla Russia: l'agenzia biomedica federale, l'organo che sorveglia i laboratori che effettuano i test antidoping, ha dichiarato che quelle formulate sono accuse senza fondamento che devono essere discusse in tribunale. Vadim Zelechenok, presidente della federazione russa di atletica leggera, sostiene che bisognerà provare che qualsiasi violazione sia stata colpa della federazione e non della condotta dei singoli atleti e che bisognerà dare all'organo che presiede la possibilità di difendere l'onorabilità del proprio nome.