Ha dei risvolti folli la storia di Doping che arriva dall'Olanda e che è stata ricostruita dal giornale De Volkskrant. Protagonisti padre e figlio, Teo e Jesse Muis, un ex professionista che si è ritirato senza aver lasciato traccia nel mondo del Ciclismo, e un giovane corridore juniores. Il ragazzo, ancora minorenne, è risultato positivo ad un controllo antidoping e squalificato per quattro anni. L’indagine che ha seguito il caso ha però scoperto un’altra verità: a dopare il giovane è stato il padre, l’ex corridore professionista Teo Muis, che ha pagato il suo folle comportamento con una squalifica a vita.

Ciclismo, Muis squalificato a vita

Quello di Teo Muis è probabilmente un nome che neanche i più appassionati sostenitori del ciclismo ricordano chiaramente. L’olandese, ora cinquantenne, è stato corridore professionista alla fine degli anni Ottanta con la squadra spagnola Orbea. Ha corso per un paio di stagioni disputando le grandi classiche del nord ma senza lasciare particolare traccia. Muis si è poi allontanato dal mondo del ciclismo per molti anni, tornando a frequentare l’ambiente più recentemente, quando il figlio Jesse ha cominciato a correre.

La confessione di Teo Muis

Lo scorso anno il ragazzo è risultato positivo a nandrolone e anfetamine ad un controllo antidoping di una gara disputata nelle Fiandre.

Al tempo Jesse Muis era un 17enne al primo anno tra gli juniores. A Muis jr. è stata comminata una squalifica di quattro anni, ma il caso ha avuto un seguito se possibile ancora più folle di una storiaccia di doping scoperta in una categoria giovanile. Teo Muis ha ammesso di essere stato lui a dopare il figlio minorenne iniettandogli per quattro volte un cocktail di sostanze dopanti.

Muis sr. ha mentito al figlio spiegandogli che si trattava solo di vitamine. La Commissione disciplinare della Federciclismo olandese ha deciso di ridurre la squalifica da quattro a due anni per Jesse Muis, in considerazione dell’assunzione a sua insaputa delle sostanze dopanti. L’assurdo e sconsiderato gesto è costato al padre una squalifica a vita da ogni attività sportiva.