La vittoria per 57-0 degli All Blacks di sabato 16 Settembre è stata storica (peggior sconfitta della storia del Sudafrica), ma non ha quasi fatto notizia, a causa dello strapotere dimostrato dai tuttineri nel corso degli ultimi sei anni.

La squadra di coach Steve Hansen ha rifilato nove mete alla formazione bicampione del mondo allenata da Alistair Coetzee ed imbattuta nel 2017, almeno fino a quest'ultima partita, senza che gli Springboks potessero nulla contro i nuovi Monstars del Rugby mondiale.

Certo, il Sudafrica non è più quello importante anche a livello culturale di Pienaar e Van der Westhuizen, o quello rapidissimo ed imprevedibile del 2007, ma rimane comunque tra le prime cinque squadre al mondo.

Nel corso del match, già storico di suo, un lampo ha acceso i tifosi che in tutto il globo stavano assistendo ad una dimostrazione di stile e forza fuori dal normale:

È il minuto numero 21 quando il ventisettenne Nehe Milner-Skudder intercetta un pallone aperto con troppa leggerezza dai sudafricani e si lancia verso la linea di meta, scarica su Beauden Barrett che, pressato, si inventa un impensabile passaggio sottomano ancora per Milner-Skudder, che segna in scioltezza. Il tutto ad una velocità supersonica.

Quel che stupisce non è tanto l'idea in sé, quanto la scioltezza, la spontaneità di un gesto che richiederebbe più di qualche istante anche solo ad essere pensata, ma che viene ideata, realizzata e finalizzata da due alieni vestiti di nero, nell'arco di una frazione di secondo.

La squadra di Hansen incanta e stupisce ora anche per la solidità difensiva, ma i tifosi di tutto il mondo hanno giustamente occhi rivolti al gioco offensivo, che di sicuro non delude, anzi, offre spunti di analisi ben più profondi rispetto al mero strabuzzare gli occhi per qualcosa di insolito ed incredibile .

Gli All Blacks basano i loro successi su un'idea di gioco semplice a dirsi, ma quasi impossibile a farsi: riciclo continuo, riutilizzo dei giocatori nei ruoli nevralgici, intensità per 80 minuti, fantasia e divertimento (e sappiamo quanto la felicità conti nello sport).

Il segreto dei neozelandesi è dunque il mix di rosa profonda (la nazionale può contare su circa 120 giocatori, tutti di livello, da poter schierare), esperienza e strapotere in tutti i sensi.

Milner-Skudder è dunque solo uno dei tanti giocatori usciti da un vivaio immenso, soprattutto se rapportato al numero degli abitanti di un'isola relativamente piccola come la Nuova Zelanda, ma la sua incredibile meta è il manifesto di un movimento rugbistico in continua e frenetica evoluzione, manifesto di cui Gli All Blacks si fanno portatori, di cui Hansen è maestro e di cui tutti i tifosi del mondo sono testimoni.