Il mondo del Ciclismo è ancora in fermento dopo l'annuncio della Federazione Ciclistica Italiana dell'inserimento della famosa Bike Card nel 2018 per partecipare a manifestazioni ciclistiche non agonistiche. Proprio il Presidente di Federciclismo Renato Di Rocco aveva spiegato dalle pagine del Corriere della Sera l'introduzione di questa card, subito ribattezzata 'tassa sul sudore'. Tra il popolo dei ciclisti amatori è subito scattato il dissenso, anche a causa della comunicazione non eccellente da parte della Federazione che ha causato molti fraintendimenti.

Davide Cassani, commissario tecnico della Nazionale di Ciclismo nonché amato ex professionista ha fatto il punto sulla questione in una lunga intervista a 'Il Resto del Carlino'.

Tutela i ciclisti non si tratta di una nuova tassa

Chiaro, semplice e diretto come abbiamo imparato a conoscerlo Davide Cassani non ci gira intorno: 'è stato soprattutto un problema di comunicazione della Federazione'. La notizia dell'introduzione della bike card infatti è esplosa sul web come 'tassa sul sudore' prima che la Federazione ne facesse una effettiva campagna di comunicazione. Di Rocco il Presidente con l'intervista al Corriere ha provato a metterci una pezza ma ancora la situazione tra i ciclisti e appassionati non è chiara.

'La bike card è essenzialmente una tutela per i ciclisti, non una tassa' afferma Davide Cassani che difende l'introduzione di questa innovazione nel mondo del ciclismo amatoriale. Il commissario tecnico tocca proprio il nocciolo della questione sui 25 euro obbligatori: 'Anzitutto sono da pagare solo dai tesserati degli enti di promozione che non hanno aderito alla convenzione'.

Queste operazione è stata fatta per uniformare i versamenti delle quote. Cassani prosegue affermando che chi si tessera con la Federazione deve versare 45 euro di cui 28 per l'assicurazione. Alcuni enti di promozione sportiva invece fanno pagare l'iscrizione anche solo 15 euro che permette l'accesso alle manifestazioni. A modo di vedere della Federazione evidentemente non era un comportamento giusto, ed è ciò che sottolinea Cassani.

Cassani afferma che è ancora tesserato a Federciclismo e quando può partecipa a Gran Fondo e a manifestazioni con la tessera in tasca perché la bike card è una tutela per gli amatori. Non solo per passione, ma il mondo degli amatori non deve contrastare queste iniziative perché più tutele vogliono dire più possibilità anche di far crescere il ciclismo giovanile, come fa Cassani con la Gran Fondo che organizza da 25 anni dove il ricavato va a due squadre di giovanissimi.