Se tra i professionisti il Ciclismo italiano continua a mantenersi ad alti livelli grazie ad una manciata di grandi corridori, Nibali su tutti, il futuro non appare altrettanto roseo. Dietro ai big della generazione attuale non sembra esserci un ricambio adeguato, soprattutto quando si parla di corse a tappe. Con Nibali ormai arrivato a 33 anni e Aru che fatica a ritrovarsi con continuità, servirebbero dei giovani in grado di preparare il momento del cambio generazionale, ma gli spunti che arrivano dalle corse dilettantistiche sono assai scarsi.

Il Giro d’Italia under 23 ha confermato quanta difficoltà ci sia a far crescere e maturare i nostri nuovi talenti, anche per un’impostazione piuttosto arcaica del ciclismo italiano, come ha sottolineato il Ct della nazionale Davide Cassani. Dalle pagine della Gazzetta dello Sport l'ex corridore romagnolo ha esortato i tecnici e le squadre giovanili: 'Serve un cambiamento radicale".

Cassani: ‘Calendario non all’altezza’

Il Giro d’Italia under 23, tornato lo scorso anno dopo una pausa per difficoltà economiche, ha portato alla ribalta diversi nomi emergenti molto interessanti per il ciclismo di un futuro molto prossimo. Un anno fa a vincere fu il russo Pavel Sivakov, poi ingaggiato dalla Sky e già in bella evidenza in alcune corse ai massimi livelli in questa stagione di debutto tra i grandi.

Anche gli altri protagonisti della scorsa edizione sono già stati ingaggiati dalle migliori squadre del World Tour, come gli australiani Hamilton e Hindley della Mitchelton.

Quest’anno il Giro per under 23 ha visto trionfare un altro russo, Alexandr Vlasov, ma ha fatto conoscere anche tanti altri giovani di belle speranze, soprattutto britannici e colombiani.

In queste due edizioni di Giro gli italiani hanno combinato ben poco: una vittoria di tappa lo scorso anno, tre quest’anno, e un paio di piazzamenti in top ten nella classifica generale.

Secondo il Ct della nazionale Davide Cassani il motivo di questa carenza di risultati è la scarsa qualità strutturale del nostro movimento giovanile, rimasto fermo a logiche antiche mentre il resto del mondo è progredito.

“Siamo rimasti al ciclismo dilettantistico di trent’anni fa senza avere la qualità delle corse di trent’anni fa” ha analizzato Cassani sulla Gazzetta dello Sport. Cassani, che ha fortemente voluto il ritorno del Giro riservato agli under 23 per arginare la moria delle corse a tappe del ciclismo giovanile italiano, ha attaccato l’atteggiamento delle nostre formazioni dilettantistiche: “Abbiamo delle bellissime squadre ma che non vanno mai a correre all’estero. I nostri ragazzi affrontano un calendario non all’altezza dei loro pari età e così abbiamo abbassato il nostro livello qualitativo” ha spiegato il Ct.

‘Dumoulin si è preparato con cinque corse a tappe all'anno’

Cassani ha rispedito al mittente le accuse e le critiche per il percorso del Giro d’Italia under 23 che alcuni hanno ritenuto eccessivamente impegnativo.

L’ex corridore romagnolo ha sottolineato come ci sia la tendenza a cercare vittorie facili e senza spessore tecnico tra le nostre squadre dilettantistiche, anziché formare i giovani con esperienze di alto livello come invece avviene in molti paesi stranieri.

“Ci vuole un cambiamento radicale che deve partire dai tecnici, dobbiamo portare i ragazzi alle corse a tappe perché questa categoria è quella che prepara al professionismo. I vari Dumoulin, Pinot, Bardet, Quintana, gli Yates, Landa si sono preparati al professionismo correndo almeno cinque corse a tappe a stagione” ha concluso Cassani dopo aver analizzato il percorso seguito dai corridori che attualmente sono tra i punti di riferimento per le grandi corse a tappe..