Nella prova in linea maschile dei Mondiali di Ciclismo di Zurigo la prestazione dell’Italia è stata deludente, con il migliore degli azzurri al traguardo che è stato Giulio Ciccone, 25° con un distacco di oltre sei minuti e mezzo dal dominatore Tadej Pogacar. Gli italiani non hanno saputo essere protagonisti nel vivo della corsa e dopo la fuga di Mattia Cattaneo, ci sono stati solo i tentativi di Andrea Bagioli e di Ciccone, ma senza esito.

L’ex corridore professionista Mario Cipollini non usa giri di parole e in un’intervista rilasciata a Tuttobiciweb commenta così il Mondiale dell’Italia: “Mi dispiace assistere a uno scempio simile.

Il nostro è un disastro totale e non per come è finito questo Mondiale. È il nostro ciclismo in generale che è un disastro, un fallimento totale”.

Cipollini sullo stato del ciclismo azzurro: ‘Non ci sono più squadre all’altezza, bisogna capire il fattore sociale e culturale’

Guardando nel complesso la rassegna iridata di Zurigo, la nota positiva è arrivata dall’oro di Lorenzo Finn nella gara juniores, ma per Cipollini questo risultato è però allo stesso tempo una prova della grande difficoltà del ciclismo italiano: “Ha fatto una cosa straordinaria, ma se corre all’estero, vuol dire che in Italia neppure tra i giovani ci sono più squadre all’altezza”. Finn, a 17 anni, corre infatti per la squadra tedesca Grenke Auto Eder, il team di sviluppo della Red Bull.

Per Cipollini questa situazione si estende a tutti gli altri talenti azzurri del momento, che sono cresciuti negli ultimi anni solo grazie al lavoro di team stranieri, come Filippo Ganna ed Edoardo Affini. C’è da fare però una differenza rispetto al settore del ciclismo su pista, visto che "l’unica scuola italiana che esiste ancora è quella della pista, di Marco Villa”.

Per Cipollini servono degli interventi strutturali importanti per invertire il trend e tornare a vedere protagonista il ciclismo italiano. Non basta quindi un cambio di presidenza a livello federale o iniziative singole, ma serve che molteplici attori tornino ad investire nelle squadre, come avviene nei paesi esteri. Per questo Cipollini sottolinea che “Bisogna essere capaci di rivolgersi al mondo politico e imprenditoriale, per far capire che il ciclismo in Italia è un importante fattore sociale e culturale”.

Cipollini commenta l'attacco di Pogacar: ‘Inutile e gli inseguitori potevano tentare di riprenderlo’

Proseguendo nell’intervista a Tuttobiciweb, Mario Cipollini ha commentato anche la prestazione dei corridori che invece hanno saputo lasciare il segno a Zurigo, partendo da Tadej Pogacar, il cui attacco partito a 101 km dal traguardo sarebbe però stato “un po’ inutile se non rischioso. Avrebbe stravinto lo stesso con un attacco più da vicino”.

Infatti lo sloveno avrebbe rischiato non poco nel finale e gli inseguitori “ci hanno creduto poco perché a un certo punto potevano tentare di riprenderlo”. Per quanto riguarda i due rivali più attesi, ovvero Mathieu van der Poel e Remco Evenepoel invece “non avevano gambe per fare la differenza”.

La carriera di Mario Cipollini

Soprannominato "Re Leone" per la sua grande potenza negli sprint, Mario Cipollini è stato uno dei velocisti italiani più forti di sempre. Nella sua carriera da professionista durata dal 1989 al 2005, ha saputo infatti collezionare ben 189 vittorie. Un corridore che vanta il record di vittorie al Giro d'Italia, in cui ha ottenuto ben 42 successi di tappa e ha saputo trionfare anche al Tour de France e alla Vuelta a España.

Oltre alle grandi corse a tappe, ha saputo lasciare il segno anche nelle più importanti corse di un giorno, vincendo una Milano-Sanremo e tre Gand-Wevelgem. Una carriera che è stata impreziosita anche dalla medaglia d’oro ai Mondiali di Zolder 2002, davanti a Robbie McEwen e Erik Zabel.