Ricordarsi di Francesco Damiani è fin troppo facile per un appassionato di Boxe. Il suo nome figura accanto a quello di Primo Carnera, sono gli unici due pugili italiani che, a distanza di oltre cinquant'anni l'uno dall'altro, hanno vestito la cintura di campione del mondo dei pesi massimi. Quella del 'gigante di Bagnacavallo' era la prima messa in palio dall'allora neonata federazione WBO, vinta per ko alla terza ripresa ai danni del sudafricano Johnny du Plooy il 6 maggio 1989.

Difenderà vittoriosamente il titolo per tre volte, perdendolo poi alla quarta difesa nel gennaio del 1991 contro Ray Mercer. Si ritirerà nel 1993 dopo la sconfitta con Oliver McCall: per lui un personale di 32 combattimenti da professionista con 30 vittorie (24 prima del limite) e 2 sconfitte. Da dilettante aveva ottenuto l'argento olimpico ai Giochi di Los Angeles nel 1984. In vista del Mondiale WBC dei pesi massimi che si disputerà a Las Vegas il prossimo 22 febbraio tra Deontay Wilder e Tyson Fury lo abbiamo raggiunto al telefono per chiedergli un pronostico e tracciare anche una prospettiva della boxe italiana.

'Percentuali? Direi un 55% Wilder e 45 Fury'

Deontay Wilder vs Tyson Fury a Las Vegas, la sfida tra i due pesi massimi probabilmente più iconici del momento, come la vede?

Un incontro un po' strano. Wilder è un massacratore, uno che mette sul ring la forza bruta e che vuole apparire cattivo a tutti i costi, ricordo ad esempio la sua affermazione di voler uccidere un uomo sul ring. Fury è bravo, è quello che in gergo si definisce 'parac...'. Uno che non le prende da nessuno e si sa difendere molto bene, sa ostruire l'avversario e lo sa contrastare in maniera efficace. Vedo un match equilibrato, se vogliamo fare delle percentuali dico 55% Wilder e 45 Fury, per la potenza del primo. Ma non sarà facile per lui trovare il colpo risolutore, non è facile sorprendere Fury.

Quest'ultimo è tecnicamente migliore, ma se dobbiamo dare una preferenza allora la diamo a Wilder che possiede davvero un pugno terribile".

Il primo match nel dicembre 2018 finì pari, il verdetto la trovò d'accordo?

'No, secondo me aveva vinto Fury che nel corso del match aveva fatto vedere sicuramente le cose migliori. Però subì due atterramenti, appunto per questo dico che sebbene non sia facile cogliere alla sprovvista Fury, Wilder con quel destro può fare la differenza".

Wilder, Fury e Joshua, proviamo a fare una classifica: chi è il migliore dei tre?

Come stile sicuramente Anthony Joshua, ma lo metto al terzo posto: primo Wilder per ardore e potenza, secondo Fury per 'parac...ggine' e poi Joshua.

'Guido Vianello ha la stoffa per figurare ai vertici'

Guido Vianello, speranza italiana tra i pesi massimi: che ne pensa di questo ragazzo?

Grande Guido Vianello, ho avuto la fortuna di portarlo al torneo di qualificazione olimpica quando era dilettante. Un ragazzo che sa stare al suo posto e che sa ascoltare i consigli giusti. Poi è con Bob Arum ed è sicuramente in buone mani. Deve fare esperienza, secondo me può raggiungere ragazzi come Fury o Joshua, io non lo ritengo meno di Joshua ma deve aumentare il suo bagaglio di esperienza, malizia ed astuzia sul ring. Lo stanno guidando bene, certamente lo vedremo meglio quando avrà avversari di una certa portata come è successo con me e con tutti i pugili che hanno fatto strada.

Può avere un grande futuro. Io lo seguo sempre, è un ragazzo intelligente che non fa mai le cose a caso. Se continua così può arrivare ai vertici, ha la stoffa giusta. Sono il suo primo tifoso e gli auguro di arrivare a combattere per il titolo mondiale: in quel caso sarò a bordo ring a vederlo dal vivo, ma vado oltre. Secondo me non solo può arrivare ad avere questa chance, ma può anche vincere. Questo è il miglior augurio che possono fare a lui ed alla boxe italiana.

'In Italia minore qualità, ma anche meno interesse di investire nel pugilato'

Ai suoi tempi la boxe italiana visse davvero un momento magico, poi iniziò una crisi che sembra tutt'oggi incurabile. Mancano i talenti o le risorse economiche?

Ai miei tempi c'era molta più qualità e questo ci faceva avere i campioni, ogni categoria aveva diversi pugili bravi.

C'è anche da dire che chi si avvicina al pugilato oggi non ha più prospettive di vivere con questo sport. O nasci fenomeno o resti dilettante, chi arriva ai Giochi Olimpici e magari riesce a vincere una medaglia potrebbe avere qualche possibilità in più mentre gli altri restano nel limbo: non si può campare con 500 euro ad incontro. Non che manchino i pugili, però c'è sia minore qualità che interesse in Italia di investire nella boxe.

Lei fu in trattativa per affrontare Tyson e mancò la sfida mondiale con Holyfield per un infortunio, rimpianti?

Tyson e Holyfield sono due ciliegine che avrebbero decorato una bella carriera, se consideri che ho iniziato il pugilato per scherzo andando in palestra con mio fratello e poi mi sono ritrovato a fare le Olimpiadi.

Se dovessi tornare indietro penserei a quelle due grandi occasioni che non si sono concretizzate. Per Tyson il mio manager non considerò congrua l'offerta economica, ci davano troppo poco per andare in America ad affrontarlo, mentre con Holyfield era tutto fatto, ma poi mi infortunai dieci giorni prima del match. Un peccato, perché sarebbe stata la degna conclusione della mia carriera. Detta così sembra che consideri scontata la sconfitta, però in un modo o nell'altro sarebbe stato davvero fantastico affrontarlo. Sono le due cose che un po' mi mancano, per il resto ho avuto tante soddisfazioni.