In una lunga intervista concessa a L’Equipe, Thibaut Pinot ha parlato apertamente del doping nel ciclismo e soprattutto di quei comportamenti un po’ ambigui che cercano di sfruttare ogni appiglio del regolamento per poter utilizzare dei farmaci normalmente vietati. Fedele ad un’etica molto rigida, il corridore francese ha espresso tutta la sua contrarietà sia all’utilizzo dei tanto discussi chetoni, che alle esenzioni a scopo terapeutico a cui alcuni fanno ricorso con tempistiche molto dubbie.

Pinot: ‘Gli effetti del cortisone durano tre settimane’

L’amara conclusione della stagione passata e i problemi fisici che si è trascinato per diversi mesi, hanno portato Thibaut Pinot a fare tante considerazioni sul doping e sulle zone grigie tra lecito e illecito, in cui diversi corridori cercano una spinta alle proprie prestazioni. Il corridore della Groupama era partito al Tour de France tra i principali favoriti, ma era stato condizionato da una caduta avvenuta al termine della prima e che gli ha lasciato per mesi dei forti dolori alla schiena. Pinot era riuscito a concludere quel Tour, ma nell’anonimato più assoluto, ed aveva deciso di schierarsi al via della Vuelta Espana per poi ritirarsi quasi subito ancora a causa di quell’infortunio alla schiena.

A fine novembre il problema non si era ancora risolto e Pinot ha deciso di chiedere un’esenzione a scopo terapeutico, prevista dal regolamento antidoping quando per dei problemi di salute è necessario assumere dei farmaci proibiti. Il corridore francese ha così ottenuto il permesso di fare un’iniezione di corticosteroidi. “Abbiamo deciso di fare quello che dovevamo fare molto tempo fa, ma che avevo sempre rifiutato.

Da un punto di vista etico sono sempre stato contrario, ma eravamo in un periodo senza gare, in pieno inverno. Era solo con lo scopo di guarire, di essere curato, non lo avrei mai fatto tra due gare” ha raccontato Pinot, che ha sperimentato quanto peso abbia la somministrazione di un prodotto dopante. “Quando hai un’iniezione o usi il cortisone gli effetti durano per almeno tre settimane.

Alcuni lo usano subito prima delle gare, fuori competizione, ma l’effetto c’è. Io sono completamente contrario a tutto ciò, ma il Ciclismo funziona ancora a due velocità, credo” ha commentato il campione della Groupama.

‘Chi ne ha bisogno si fermi per quattro settimane’

Pinot ha fatto un chiaro riferimento ad alcuni casi molto noti del passato recente, scoperti dal gruppo hacker Fancy Bear che ha divulgato dei documenti riguardanti le esenzioni richieste da alcuni campioni. Tra questi ha fatto molto discutere il caso di Bradley Wiggins, che tra il 2011 e il 2013 richiese sempre di poter usare a scopo terapeutico il triamcinolone proprio appena prima del via del Tour de France e del Giro d’Italia.

Secondo Pinot chi ha bisogno di curarsi assumendo questi prodotti non dovrebbe essere ammesso al via delle corse. “Avevo molte speranze nel presidente Lappartient. Hanno bandito il tramadolo, ma avrebbero dovuto fare altrettanto con i corticoidi. Chi usa un’esenzione non è adatto alle competizioni. Non capisco come si possa correre usando il cortisone. Se ne hai bisogno ok, ma sei fuori dalle gare e devi stare fermo per quattro settimane. Quando ho visto l’effetto che ha avuto su di me ho capito che avrei potuto finire diverse gare in cui mi sono ritirato” ha commentato Pinot riferendosi al Giro del 2018 e al Tour 2019, entrambi conclusi con un ritiro a pochi giorni dal termine mentre era in lotta per il podio.

‘Corridori contattati su Instagram per comprare chetoni’

Pinot ha denunciato anche la diminuzione dei controlli antidoping a sorpresa da quando è scoppiata la pandemia, ed ha espresso la sua preoccupazione anche per la diffusione dei chetoni, un integratore alimentare lecito, ma molto discusso. “Perché molti corridori continuano a buttare le borracce nei campi ma si tengono nelle tasche le fiale dei chetoni?” si è chiesto il corridore della Groupama.

“Si dice che aiutino a perdere peso. La cosa più difficile nel ciclismo non è fare sei o sette ore in bici, è il peso: dimagrire senza perdere potenza. Alcuni studi dicono che fa un drenaggio del tuo corpo, se è così è già enorme” ha dichiarato Pinot, denunciando come alcuni corridori possano essere facilmente adescati da chi promette loro un facile miglioramento delle prestazioni.

“Alcuni vengono contattati via Instagram, sollecitati a comprare i chetoni. Juniores, under 23, ciclisti che sono soli e che vogliono diventare professionisti potrebbero essere tentati e questi mi sciocca” ha dichiarato Pinot.