Sono trascorsi trent'anni dalla doppietta iridata di Gianni Bugno. Nel 1992, sulle strade spagnole di Benidorm, il campione azzurro conquistò il suo secondo titolo Mondiale consecutivo, bissando il successo ottenuto un anno prima a Stoccarda. Il finale di quella corsa iridata è rimasto impresso in maniera indelebile nei ricordi degli appassionati. Il Mondiale si concluse con una volta di un gruppetto di una quindicina di corridori. Bugno prese la testa a diverse centinaia di metri dal traguardo e impose una progressione di rara potenza e bellezza stilistica, andando a vincere largamente davanti a Laurent Jalabert.

Giancarlo Perini: 'Ho fatto la mia parte'

Nel finale di quel Mondiale di Benidorm, risultò particolarmente importante il ruolo di Giancarlo Perini, gregario azzurro rimasto nel gruppo di testa. Il corridore piacentino spronò Gianni Bugno a tornare nelle prime posizioni del gruppo, facendogli superare un momento di sfiducia, fino a guidarlo verso lo sprint vittorioso. Quell'aiuto determinante nel momento chiave del Mondiale consegnò a Perini un soprannome con cui ancora oggi è conosciuto nel mondo del Ciclismo, il "Duca di Benidorm".

A 30 anni di distanza dalla corsa, Perini è tornato a parlare di quel Mondiale intervenendo a BlaBlaBike, il podcast di Tuttobiciweb. "Quel Mondiale di Benidorm ce l'ho nel cuore.

Eravamo nel finale, siamo rimasti una quindicina davanti, con Gianni. Ci siamo guardati in faccia e mi ha detto che stava bene", ha ricordato l'ex corridore piacentino, oggi 59enne. "Gli ho detto: non preoccuparti, all'arrivo ci andiamo assieme. Lui, con la sua classe, era quasi imbattibile su quegli arrivi in leggera salita ed ha compiuto l'opera.

Io ho fatto la mia parte, ho iniziato la torta, ma chi l'ha decorata è stato Gianni", si è schermito Perini, ricordando anche l'importanza del Ct Alfredo Martini. "Uno dei migliori Ct che l'Italia abbia avuto", ha commentato l'ex azzurro.

'Futuro del ciclismo italiano non roseo'

Giancarlo Perini ha fatto anche alcune riflessioni sul ciclismo di oggi.

L'ex corridore si è detto contrario all'uso delle radioline in corsa. "Io non l'ho mai usata la radiolina, una volta dovevi andare in fondo al gruppo per parlare col Direttore sportivo. Io le toglierei. Toglie un po' di inventiva ai corridori, dovrebbero essere loro ad inventarsi qualcosa per ottenere il risultato" ha commentato Perini, che dicendosi preoccupato per il futuro del ciclismo italiano, soprattutto dopo il ritiro di Vincenzo Nibali. "Non vedo un futuro roseo, tutte le altre nazioni hanno dei grandi campioni emergenti, noi abbiamo poco", ha analizzato Giancarlo Perini.

Secondo l'ex corridore piacentino, questa carenza di nuovi talenti è dovuta agli scarsi investimenti che sono stati fatti sulle infrastrutture.

"Stiamo sbagliando nel non investire sui giovani, non investire in piste ciclabili e ciclodromi", ha commentato Perini, spiegando che questo obbliga i ragazzi ad allenarsi sulle strade, esponendoli ai pericoli del traffico sempre più intenso. "Un genitore ci pensa bene prima di portare un ragazzino su una strada dove ogni secondo passa una macchina che lo sfiora", ha chiosato Giancarlo Perini.