Esordirà alle Olimpiadi di Parigi 2024 alle qualificazioni del salto in alto giorno 7 agosto sperando di accedere alla finale prevista per il 10: lui è Gianmarco Tamberi, già oro a Tokyo 2021 che in Francia spera di incassare un bis che sarebbe il primo nella storia della disciplina.

Uno dei due portabandiera della spedizione azzurra insieme ad Arianna Errigo, Tamberi ha rischiato di non esserci a Parigi per via di un infortunio al bicipite femorale patito nel riscaldamento della Diamond League di Montecarlo di inizio luglio.

Alla fine tutto è rientrato, la voglia di gareggiare era troppa, ecco che Tamberi ha svolto le ultime sedute di allenamento ad Ancona ed è poi partito alla volta della Francia.

La storia olimpica insegna che diversi atleti, negli anni, sono andati a medaglia dopo aver patito infortuni più o meno gravi. Nella speranza che il ‘Gimbo’ nazionale possa ripercorrerne le orme.

Gregory Louganis centra l’oro a Seul 1988 dopo un trauma cranico

Tuffatore statunitense, Gregory Louganis è considerato uno dei più grandi atleti di tutti i tempi, capace tra il 1976 e il 1988 di vincere quattro ori olimpici e cinque titoli mondiali.

Nato da una coppia di adolescenti e adottato all’età di 9 mesi da una famiglia di origine greca, Louganis dimostra un talento precoce per i tuffi esibendosi sia nel tuffo dalla piattaforma (10 metri) che in quello dal trampolino (3 metri). L’argento olimpico colto nella piattaforma da 10 metri a Montreal 1976, centrato all’età di appena 16 anni, ne costituisce una delle più importanti prove.

Il tuffatore USA è però passato alla storia per gli ori conquistati alle Olimpiadi di Seul 1988 nella specialità di tuffo dalla piattaforma (10 metri) e in quella di tuffo dal trampolino (3 metri). Il motivo?

Nel penultimo turno di qualificazione, Louganis batte la testa contro il trampolino. L’urto è forte e l’atleta rimane vittima di un trauma cranico.

Seguono subito le medicazioni del caso e lui decide di andare avanti e di non ritirarsi.

Va avanti fino alla finale e centra due ori da leggenda.

Oksana Beiul vince l’oro alle Olimpiadi invernali di Lillehammer 1994

E’ passata alla storia anche Oksana Beiul, pattinatrice artistica su ghiaccio che alle Olimpiadi invernali di Lillehammer del 1994 vinse un oro di specialità.

Il primo per il movimento ucraino.

Era il 25 febbraio quando non ancora maggiorenne la pattinatrice, che aveva perso la madre all’età di 13 anni, centra un oro da leggenda: “Di Lillehammer mi ricordo la bellezza del villaggio olimpico, era un luogo così speciale, così romantico, dalla mia piccola finestra della camera ammiravo un paesaggio bellissimo. Ma il giorno della finale avevo paura” dirà nel 2022 così come riportato dall’Agi.

Si perché 24 ore prima della finale, durante una sessione d’allenamento, Oksana Beiul era stata protagonista di uno scontro con la tedesca Tanja Szewczenko. Il pattino dell’atleta teutonica aveva procurato un piccolo taglio sullo stinco dell’ucraina, dopo si scoprirà che il piede era fratturato.

La Beiul si presenta comunque alla finale. E la vince.

Josia Thugwane vince l’oro nella maratona di Atlanta 1996, pochi mesi prima si era procurato una lesione alla schiena

Josia Thugwane è diventato il primo sudafricano di colore della storia a vincere la medaglia d’oro olimpica ad una maratona. Ci è riuscito ad Atlanta 1996 ma il suo successo, bissato ai danni di Lee Bong-ju della Repubblica di Corea secondo e di Eric Wainaina del Kenya alla fine terzo, è rimasto leggendario per come l’atleta arrivò alla corsa.

Pochi mesi prima, per l’esattezza 5, Thugwane aveva infatti subito un furto d’auto nel proprio paese natale. All’episodio aveva fatto seguito un conflitto a fuoco in conseguenza del quale un proiettile era persino arrivato a sfiorargli il volto senza però colpirlo.

Nei momenti concitati che ne seguirono il corridore subì tuttavia una lesione alla schiena.

In pochi avrebbero scommesso che alla fine avrebbe strappato un oro con appena 3 secondi di vantaggio su Lee. E invece è proprio ciò che ha accaduto.