Anche se la sua carriera si è conclusa nel modo più inglorioso, con una squalifica a vita per doping, Danilo Di Luca ha conservato tutta la sua passione per il ciclismo e il mondo della bicicletta. A distanza di 11 anni da quei turbolenti giorni del Giro 2013 in cui risultò positivo all'Epo, l'ex campione abruzzese si è raccontato a Relevo. Di Luca ha parlato di alcuni episodi della carriera, ha analizzato il Ciclismo di oggi e raccontato del suo libro che qualche anno fa destò scalpore per le sue rivelazioni sul diffuso uso del doping nel gruppo dei professionisti.

"Oggi, senza doping, avrei vinto molto di più, per il libro nessuno mi ha denunciato perchè ho detto la verità", ha dichiarato Di Luca.

Di Luca: 'Ora costruisco bici'

Danilo Di Luca ha raccontato la sua nuova vita che ruota ancora attorno alle biciclette da corsa. "Costruisco bici, ho appena lanciato il primo modello elettrico. Abbiamo fatto qualcosa di nuovo, il telaio è in alluminio riciclato", ha dichiarato l'ex campione abruzzese.

Di Luca ha poi parlato della grande evoluzione che ha vissuto il ciclismo dagli anni della sua carriera, conclusa nel 2013, ad oggi. Secondo l'ex corridore, una volta c'erano più campioni in grado di lottare tra di loro per vincere. "Ora c'è più specializzazione.

C'è il fenomeno Pogacar, che vince tutto. È una superstar, a un livello molto più alto di quello che avevo io. La differenza però è che ai miei tempi c'erano 20-25 corridori che potevano vincere, oggi sono due o tre. C'è Vingegaard per il Tour e Van der Poel per le classiche, ma non c'è molto di più", ha commentato Danilo Di Luca, che ritiene che "oggi, senza doping, avrei vinto molto di più".

Secondo il 48enne di Spoltore sono cambiati anche i rapporti tra i corridori, che oggi sarebbero praticamente inesistenti. "Io andavo molto d'accordo con Valverde, ma anche con tanti altri. Si stava tranquillamente a chiacchierare in albergo e questa è una cosa che sta sparendo. Non ci sono quasi rapporti neanche tra compagni di squadra.

Quando correvo, io mi divertivo, oggi lo fanno come un lavoro" ha dichiarato Di Luca. L'ex corridore ritiene che uno dei pochi aspetti davvero positivi in questo nuovo ciclismo sia quello economico. "A volte parlo con i corridori di oggi e mi dicono che c'è uno stress enorme. La cosa positiva è che ci sono molti più soldi, è un bene perchè la carriera si è accorciata con questi ritmi" ha spiegato Di Luca.

"Nel libro ho detto la verità"

Naturalmente, nella chiacchierata con Relevo non è mancato il capitolo doping. Di Luca ha chiuso la sua carriera con una squalifica a vita per positività all'Epo nel Giro 2013, dopo aver già scontato un'altra sospensione in precedenza. Anni dopo, il corridore abruzzese ha fatto scalpore con il suo libro "Bestie da vittoria" in cui ha raccontato la sua carriera e i lati oscuri del doping.

"Ai miei tempi il ciclismo era questo, il doping era una pratica normale", ha dichiarato Di Luca, che però non ha avuto timori nel racconto del suo libro.

"Non era facile scrivere un libro del genere, ma non avevo paura e nessuno mi ha denunciato. Sapete perché? Perché ho detto la verità e nessuno può attaccarmi. I fatti sono quelli", ha dichiarato Di Luca.