Quando la pugile Cindy Ngamba ha centrato la qualificazione per le semifinali a Parigi 2024 è stato un momento storico per la squadra olimpica dei rifugiati, visto che sarà la prima medaglia in assoluto per questo particolare team alle Olimpiadi. Una medaglia, ancora da decidere di che valore, che sarà un simbolo molto importante per rappresentare il coraggio e gli sforzi delle oltre 100 milioni di persone sfollate presenti nel mondo. Tra coloro che hanno dovuto abbandonare il proprio Paese c’è infatti la 25enne Cindy Ngamba, la cui storia è fatta di discriminazione e fuga come tanti altri rifugiati.
Cindy Ngamba, a medaglia nella boxe, costretta a lasciare il Camerun perché omossessuale
Cindy Ngamba è nata in Camerun e all’età di 18 anni è stata costretta a lasciare il proprio Paese, quando si è dichiarata omossessuale. In Camerun il suo orientamento sessuale è infatti considerato fuorilegge e avrebbe rischiato il carcere e persino la tortura. Per questo è scappata insieme alla famiglia in Gran Bretagna, che le ha dato asilo politico e dove attualmente risiede e si allena. Al suo angolo a Parigi era presente lo staff del team britannico, ma Cindy Ngamba in queste Olimpiadi ha gareggiato per la squadra dei rifugiati, di cui è stata la portabandiera, visto che non ha ricevuto in tempo il passaporto britannico.
Cindy Ngamba è certa di conquistare una medaglia, visto che è approdata in semifinale nel torneo di boxe femminile sotto i 75 kg. Decisiva la vittoria contro la francese Davina Michel per verdetto unanime: la prossima avversaria sarà l’atleta di Panama Atheyna Bylon. In caso di vittoria si giocherà la finale per l’oro, ma in caso di sconfitta arriverà comunque una storica medaglia di bronzo dato che nella boxe si assegnano due bronzi a pari merito alle atlete che perdono le semifinali.
Cindy Ngamba's name gets etched in the Olympic record books.@CindyNgamba beat French Davina Michel to reach the 75kg boxing semi-finals, becoming the first ever athlete from the IOC @RefugeesOlympic Team to secure an Olympic medal.
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— IOC MEDIA (@iocmedia) August 4, 2024
La storia della squadra olimpica dei rifugiati e il premio a Filippo Grandi
La squadra olimpica dei rifugiati è un progetto nato dalla collaborazione tra il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) con lo scopo di far partecipare alle Olimpiadi gli atleti che possiedono lo stato di rifugiati e si siano distinti per meriti sportivi e sociali.
La squadra olimpica dei rifugiati ha fatto il proprio esordio a Rio 2016, in cui erano presenti 10 atleti. Poi il contingente è cresciuto a Tokyo 2020, con 29 atleti, mentre a Parigi 2024 sono presenti 36 atleti, provenienti da 11 diversi Paesi e iscritti in 12 sport differenti. In questa edizione per la prima volta la squadra dei rifugiati ha un proprio logo distintivo, con un cuore al centro, in aggiunta alla bandiera Olimpica. Prima della storica medaglia conquistata da Cindy Ngamba, i migliori risultati erano il quinto posto ottenuto a Tokyo da Hamoon Derafshipour nel karate e Kimia Alizadeh nel taekwondo.
Humbled and honoured to receive the“Olympic Laurel”
Award during the opening ceremony of the @Paris2024 @Olympics.
I dedicate it to the women and men who — every day — must flee their homes because of war, persecution and violence.@iocmedia @RefugeesOlympic pic.twitter.com/SRuNI1ZP4c
— Filippo Grandi (@FilippoGrandi) July 26, 2024
Tra i principali fautori della squadra olimpica dei rifugiati c’è l’italiano Filippo Grandi, Alto Commissario ONU per i Rifugiati, che durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi è stato premiato con l’Alloro Olimpico per il suo impegno a promuovere la pace attraverso lo sport.
Durante la premiazione, Filippo Grandi ha sottolineato come gli atleti che appartengono alla squadra dei rifugiati siano un’ispirazione per tutti. Nel contingente di questa Olimpiade, ci sono anche due atleti rifugiati residenti in Italia, si tratta di Iman Mahdavi nella lotta libera e Hadi Tiranvalipour nel taekwondo, entrambi cresciuti in Iran.