Colpa di scelte mediatiche che, sinceramente, con la boxe o lo sport in generale hanno davvero poca attinenza. Imame Khelif avrebbe fatto a meno di questa improvvisa fama extrasportiva, anche perché nessuno aveva parlato di lei ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 se non nella cerchia ristretta degli addetti ai lavori. La sua avventura finì nei quarti di finale al cospetto di Kellie Harrington che la sconfisse nettamente 5-0, la pugile irlandese avrebbe poi vinto la medaglia d'oro dei pesi leggeri.
A distanza di tre anni e dopo il surreale match contro l'italiana Angela Carini nella divisione dei pesi welter, vinto dall'algerina per abbandono dell'azzurra nella prima ripresa, le polemiche non accennano a placarsi.
I sospetti sulla 'mascolinità' di Imame Khelif erano divampati dopo che la federazione internazionale l'aveva esclusa dalla finale mondiale del 2023 perché l'esame del dna rivelò la presenza del cromosoma XY tipico degli uomini. Tuttavia il CIO ha definito la decisione della federazione internazionale di pugilato “arbitraria” e “presa senza una procedura adeguata”, secondo il Comitato Olimpico, infatti, Khelif rispetta tutti i criteri per l'ammissione alle competizioni femminili dei Giochi che sono gli stessi fin da Tokyo e per tutti i tornei di qualificazione a Parigi 2024.
A supporto di questa decisione si schiera anche Amy Broadhurst e quello della pugile irlandese non è un parere qualunque.
Lei sconfisse nettamente Khelif nella finale mondiale del 2022.
'Baby Canelo' dimostra che Khelif non è imbattibile
Che l'algerina non sia una sorta di cyborg imbattibile per qualunque donna lo dimostra il suo personale sul ring. Contando anche il match contro Angela Carini vinto per abbandono, la sua carriera dilettantistica l'ha vista combattere 46 volte con 37 vittorie e 9 sconfitte.
Amy Broadhurst è una di quelle 9 atlete che ha avuto la soddisfazione di batterla e in proposito ha anche pubblicato il video di quel match sul suo account Twitter, scrivendo nella didascalia 'Cosa pensate dopo averlo visto?'
Amy, soprannominata 'Baby Canelo', difende la scelta del CIO perché i fatti al momento non indicano nessuna motivazione che giustifichi l'esclusione di Khelif dalla competizione e, anzi, vuole dimostrare che si può battere.
“Se si dimostrasse che è un uomo – aggiunge in risposta a un commento al suo post – sarei disgustata e credo lo sarebbero anche tante che l'hanno affrontata sul ring. Un uomo contro una donna non va bene, ma nessuno di noi è a conoscenza della realtà dei fatti”.
Iperandrogenismo: il caso di Caster Semenya
In realtà pochi dubbi sul sesso di Imame Khelif, i documenti presentati dalla pugile algerina al CIO non attestano alcun cambio di genere o transizione. La patologia di cui soffre Imame si chiama iperandrogenismo che, in una donna, indica l'eccessiva produzione di ormoni maschili.
C'è un caso celebre che riguarda la mezzonfondista sudafricana Caster Semenya che ha portato nel 2011 la Federazione internazionale di atletica leggera a fissare dei parametri che regolassero la presenza di atlete iperandrogine.
Il livello di testosterone può essere abbassato tramite cure ormonali.
Tra gogne mediatiche e 'No Mas' all'italiana
Ciò che però lascia senza parole in tutta questa vicenda è la gogna mediatica alla quale è stata sottoposta l'atleta algerina, presentata come 'pugile trans' con commenti e insulti sui social che oltrepassano davvero il limite della decenza e l'intervento di politici che hanno colto la palla al balzo per una sterile propaganda elettorale fuori stagione. Non sappiamo inoltre cosa abbia spinto davvero Angela Carini ad abbandonare il match in una sorta di 'No Mas' all'italiana (il riferimento, per i profani della boxe, è al celebre abbandono di Roberto Duran nel secondo match con Sugar Ray Leonard).
Riteniamo però, senza voler colpevolizzare in nessun modo l'atleta azzurra, che rifiutare di combattere un match è sempre legittimo per qualunque motivazione: ideologica, politica, economica, morale o, semplicemente, perché un pugile non si sente in grado di affrontare un avversario: ci sta anche questo, ma deve avvenire prima di salire sul quadrato. Una volta sul ring, si esce solo in due modi, vittorioso o perdente. E visto che Angela Carini non è Roberto Duran che poteva permettersi anche queste pirotecniche uscite di scena non programmate, in tanti hanno pensato a una pantomima e alcuni hanno anche ipotizzato che le sia stata imposta. Combattere sarebbe stata la scelta giusta, come hanno fatto tutte le avversarie di Imame Khelif.