Il 17 febbraio misteriosamente le sigarette Chesterfield costavano 60 centesimi in meno (4 euro invece che 4,60) senza nessuna anticipazione e apparentemente solo quella marca lì. Come mai? In realtà anche la YesSmoke aveva ulteriormente abbassato il suo prezzo da 4,00 a 3,80, nel suo caso però non si è trattato di un'eccezione ma della stassa ragion d'essere dell'azienda.

La YesSmoke S.p.a. nasce in Piemonte e all'inizio si occupa di rivendere online le sigarette di altri produttori ai consumatori statunitensi inviandole da una zona franca in Svizzera.

Per alcuni si è trattato del più colossale contrabbando di sigarette della storia, per altri è stato un tentativo di aprire un nuovo e legittimo canale di distribuzione.

Legittimo sì, difatti nonostante la Philiph Morris faccia pressione non sono ancora stati accusati di nessun reato. La legge federale statunitense prevede la possibilità del cittadino di importare tabacco dall'estero previo il pagamento dei dazi doganali. Nel 2005 grazie ai proventi della loro attività innovativa aprono la loro fabbrica a Settimo Torinese e da lì inizia il loro progetto, applicando il prezzo politico al suo prodotto e dichiarando di aver calcolato di poter infliggere un danno alle multinazionali di 2 miliardi di euro all'anno a vantaggio delle casse dello Stato.

In un comunicato della FIT si vede infatti che la società tabaccai ha già idea di lanciare un iniziativa per chiedere l'aumento dell'aggio proprio su suggerimento della YesSmoke che ha suggerito anche allo Stato di alzare le tasse e risanare l'economia magari producendo le sigarette come faceva prima di cedere la sua sovranità alle multinazionali. Il prezzo delle sigarette quindi si rialzerà ma per una buona causa o perlomeno un buon'intento.