Venerdì scorso il governo Renzi ha scritto apparentemente la parola fine alla questione Iuc. Tramite decreto legge ha stabilito le ultime modifiche alla legge istitutiva del nuovo trittico di imposte comunali pronte ai nastri di partenza : Tari, Tasi e Imu nella nuova veste.
Il decreto prevede la possibilità per i comuni di poter deliberare un ulteriore 0,8 per mille oltre quanto già consentito precedentemente. Il nuovo tetto massimo dato dalla somma di Tasi e Imu sale infatti all'11,4 per mille, con facoltà dei comuni di decidere se applicare tale aumento sulla Tasi (nuovo tetto massimo 3,3 per mille in luogo del 2,5) e quindi su tutti gli immobili presenti nel territorio comunale (abitazioni principali incluse) o sull'Imu, a discapito esclusivamente dei titolari di seconde case.
Tale aumento può essere distribuito anche sui due tributi, sempre fermi i nuovi tetti massimi stabiliti.
La parola fine alla "questione Tasi" è apparente in quanto tali nuovi sviluppi sono stati decisi attraverso il ricorso al decreto legge, strumento normativo che deve essere obbligatoriamente convalidato dal Parlamento entro sessanta giorni dalla sua emanazione, pena decadenza.
Si apre quindi un nuovo periodo di incertezza durante il quale la non solidissima maggioranza parlamentare dovrà approvare tali disposizioni o decidere di emendarle apportando ulteriori novità.
Tale dilatazione dei tempi rischia di portare, come accadde l'anno passato, ad un disastroso effetto domino. Proprio in concomitanza con la scadenza dei tempi per la conversione in legge del decreto è prevista la deadline (30 aprile) entro la quale i comuni devono approvare regolamenti ed aliquote relative al 2014.
Termine già prorogato (in precedenza era prevista la scadenza del 28 febbraio) e probabilmente destinato ad essere inatteso, in quanto oggettivamente impossibile per gli enti locali definire le linee di condotta in assenza di riferimenti certi.
Il rischio di gettare i contribuenti nel panico come l'anno passato è concreto, analogamente all'impossibilità di dover quantificare quanto dovuto con un congruo anticipo, in barba per l'ennesima volta all'ormai bistrattato Statuto dei diritti del contribuente.
Tale clima di incertezza, a differenza della vecchia Imu, coinvolge tutti i cittadini. La nuova Tasi infatti è dovuta in parte anche dagli inquilini (dal 10 al 30% del tributo previsto).
L'unico punto fermo sul quale pare che il governo Renzi non sia disposto a trattare è che la nuova Tasi mai dovrà essere maggiore all'abolita Imu sull'abitazione principale. Considerando che tutto era iniziato con la previsione di eliminare l'odiato contributo sulla prima casa questa è una ben magra consolazione.