La proposta della SIAE diintrodurre una tassa sui dispositivi elettronici, altrimenticonosciuta come equo compenso, rischia di diventare una patatabollente nelle mani del ministro della Cultura Dario Franceschini. Dauna parte la stessa Società Italiana Autori ed Editori, affiancatadall'industria per i contenuti, che pensa che il balzello propostoserva a tutelare i diritti d'autore dalla diffusione delle opereattraverso i supporti digitali come Smartphone, tablet, chiavette Usbe tutti gli altri supporti di memoria sui quali si possono scaricarecontenuti, dall'altra le associazioni dei consumatori e delleindustrie tecnologiche che vedono la tassacome un fatto che colpisce indiscriminatamente tutti i possessori ditali dispositivi a prescindere dall'uso che ne fanno.

In realtà il ministro Franceschini giàlo scorso 10 marzo aveva convocato le parti per discuteresull'argomento, ma un improvviso malore aveva fatto rimandarel'incontro. Secondo quanto sostenuto a febbraio da due senatori delPD, Andrea Marcucci e Isabella de Monte, l'Italia, per adeguarsi aitempi, avrebbe bisogno non di una nuova tassa sui contenuti, ma alcontrario necessiterebbe di una politica che favorisca maggiormente ildigitale a prezzi sempre più accessibili. Secondo Franceschini, invece, il diritto d'autore è lo strumento che consenteall'artista di esprimersi liberamente garantendogli uno spazio dicreatività sottolineando ancora che le tabelle, come previsto con undecreto ministeriale del 30 dicembre 2009, a firma del ministroBondi, prevedevano un aggiornamento triennale che non è mai statocompiuto.

In buona sostanza, se l'equocompenso, o tassa sui telefonini che dir si voglia,dovesse entrare in vigore, l'aumento, per alcuni dispositivi,potrebbe anche arrivare al 500%. A tale proposito ConfindustriaDigitale, Anitec, Asstel e Assinform chiedono che venga rivista,prima di ogni altra decisione, l'indagine del precedente Ministro della Cultura Massimo Bray, che voleva fare luce sul reale comportamento degli utenti rispetto l'uso effettivodell'archiviazione digitale dei contenuti oggetto del dirittod'autore. L'unico dato certo è che se la tassa sui telefoninidiventasse effettiva, nelle casse della SIAE entrerebbero ogni anno128 milioni di euro in più rispetto agli attuali 72 milioni.