Come accade ormai ogni volta che deve entrare in vigore una nuova tassa, si creano incertezza, confusione e disinformazione intorno ai dettagli che riguardano i criteri applicativi.

È il caso della Tasi, sulle cui aliquote è nato un vero e proprio totoscommesse. Tasi al 2 per mille o al 2,5 per mille? I comuni sono chiamati a decidere, ben consapevoli che maggiori introiti nelle loro casse corrispondono ad un ulteriore saccheggio per le finanze, già ridotte all'osso, degli italiani.

Al momento l'unica certezza sembrano essere le due scadenze, fissate la prima al 16 giugno e la seconda al 16 dicembre, tramite bollettino di conto corrente postale o modello F24.

Il tormentone che riguarda l'aliquota della Tasi gira intorno ai costi maggiorati: per una prima casa a Roma (prendiamo in esempio la capitale perché è una delle città a forte rischio di Tasi al 2,5 per mille) si rischia di pagare una cifra media di circa 250 euro con detrazioni, o di 380 euro senza le detrazioni, considerando l'aliquota base Tasi al 2 per mille; mantenendo sempre questi parametri, una seconda casa arriverebbe a costare circa 1.800 euro l'anno solo per Imu e Tasi.

Tasi al 2,5 per mille o al 3,3 per mille?

A questo bisogna anche aggiungere che i comuni possono, a discrezione, addizionare l'aliquota con una percentuale che va dallo 0,1 allo 0,8 per mille sulle prime case, arrivando ad un totale del 3,3 per mille.

Insomma, in questo modo c'è il forte rischio di andare a penalizzare quei comuni che erano riusciti a mantenere l'aliquota Imu al 4 per mille; la Tasi, infatti rischia adesso di essere più pesante proprio per quei cittadini.