La nuova tassa Imu sui terreni agricoli sta creando non poche difficoltà ai contribuenti italiani. Due sono le novità che sono giunte in queste ultime ore: lo spostamento della scadenza alla data del 10 febbraio 2015 e l'estensione del numero degli esentati al pagamento della suddetta imposta. Sono così 3456 i comuni in cui non si dovrà effettuare il versamento dell'Imu sui terreni agricoli. Infatti, è previsto lo stop al pagamento dell'imposta per tutti i terreni che si trovano nei comuni montani (come riportato in un elenco predisposto dall'Istat), e per quelli non coltivati, posseduti e condotti dai coltivatori diretti.

Più nel dettaglio, è previsto lo stop al versamento dell'imposta per i terreni agricoli e quelli non coltivati, e per quelli agricoli non coltivati, posseduti e condotti dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali, iscritti nella previdenza agricola, che si trovano nei Comuni classificati come parzialmente montani, come riportato dall'elenco predisposto dall'Istat. In poche parole si è tornati alla situazione già prevista originariamente con la totale esenzione per tutti i terreni agricoli montani, oltre all'esclusione dal pagamento di quei terreni nei comuni parzialmente montani gestiti da agricoltori professionali. Questi criteri saranno applicati sia per lo scorso anno che per il 2015.

Così, tutti i comuni al di sotto dei 600 metri di altitudine saranno assoggettati al pagamento dell'imposta considerando però, le seguente eccezioni: i terreni nei comuni della provincia di Bolzano; quelli posseduti da coltivatori diretti iscritti nella previdenza agricola che sono ubicati in comuni tra i 281 e 600 metri di altitudine; i terreni che sono concessi in comodato ad imprenditori agricoli professionali.

Soddisfatta l'Associazione Nazionale Comuni d'Italia (ANCI) che ha definito la nuova normativa soddisfacente che tiene conto delle esigenze di non penalizzare i terreni nei comuni montani e anche il suo presidente, Piero Fassino, che auspica, dopo la scadenza del pagamento, un riequilibrio della riduzione delle risorse già operata nei comuni.