Stefania Craxi dovrà pagare al fisco 676 mila per il recupero dell’imposta di registro. La Corte di Cassazione leha fatto un grosso sconto revisionando il tributo rispetto al valore originario stabilito nel processo penale per le tangenti della Metropolitana milanese, nel quale il padre era stato condannato dalla Corte d'appello di Milano il 24.07.1998 per corruzione e illecito finanziamento ai partiti. La Corte d’appello aveva infatti quantificato in 10 milioni di vecchie lire i danni provocati da Bettino Craxi. La figlia di Craxi aveva impugnato davanti alla Commissione provinciale prima e regionale poi la cartella di pagamento relativa al recupero dell'imposta di registro prenotata a debito.

Entrambe le Commissioni Tributarie però le danno torto. La Craxi, non di dà per vinta e propone ricorso per Cassazione rivendicando la «prescrizione del diritto azionato» sottolineando l’illegittimità della cartella, per via anche del mancato rispetto dei termini di notificazione della stessa. A nulla sono valse le sue doglianze, fondate principalmente sul beneficio d'inventario che le avrebbe permesso di rendere inataccabile il suo patrimonio personale, nei confronti del creditore principale del padre, cioè il Fisco. Gli Ermellini con sentenza n.23061 del 12.11.2015 hanno rigettato punto per punto le sue tesi difensive.

Intempestiva l’eccezione del beneficio d’inventario

La Corte di Cassazione circa la contestazione sulla tardività della notifica della cartella di pagamento, ha sottolineato come detta tardività avrebbe dovuto essere contestata semmai con riferimento all’avviso di pagamento precedente la notifica della cartella di pagamento, che è da ritenersi validamente notificata.

Gli Ermellini ritengono inoltre che la circostanza dell’accettazione dell’eredità con beneficio d’inventario doveva essere fatta presente in sede di accertamento dell’obbligo tributario e non in sede di esecuzione - riscossione dello stesso. Stefania Craxi avrebbe dovuto fare presente tale beneficio impugnando a suo tempo l'avviso di liquidazione dell'imposta di registro.

Da ciò ne consegue che l’accettazione condizionata dell’eredità del padre con beneficio d' inventario (su cui è mancata altresi' la prova), non fa venire meno, in questo caso, l’onere di adempiere al debito erariale maturato da Bettino Craxi.

Stefania dunque non può avvantaggiarsi del beneficio d’inventario, che le avrebbe permesso di pagare i debiti del padre solo nei limiti dell'attivo della massa ereditaria, e non del passivo.

Non per ultimo i giudici di legittimità si soffermano sulla prescrizione, sostenendo che è applicabile il termine di prescrizione decennale, in caso di procedimento di riscossione del tributo di registro relativo alle imposte prenotate a debito su atti giudiziari. Indiscutibile quindi il rigetto del termine quinquennale cui ha fatto riferimento Stefania Craxi .

Scatta la furia della figlia di Bettino

La figlia di bettino, subito dopo il tremendo verdetto, rilascia un intervista al “Giornale” da cui traspare una rabbia verso la magistratura e lo Stato. Digerire di dover pagare quasi 700mila euro per una storia di vecchia data è abbastanza pesante anche per la figlia di un ex socialista, condannato come sostiene la figlia ”in processi senza prove, lui che ha reso l'Italia grande nel mondo e ha migliorato la vita di tutti i cittadini. “E se la realtà a volta è dura, lo è ancora di più per chi si è sempre dovuto guadagnare ogni cosa nella vita. Come Stefania Craxi appunto.