Tra i tanti, forse troppi, punti dolenti del Decreto Salva Italia del Governo Monti, c’è quello che portò alla nascita dell’Anagrafe dei Rapporti Finanziari. In parole povere, nacque una banca dati globale dove gli istituti di credito dovevano inviare i dati relativi a tutte le operazioni che ciascun cittadino che aveva in essere con loro. Dal 2012 quindi, addio al segreto bancario, almeno nei confronti del Fisco e degli organi adibiti al controllo. Nata per combattere l’evasione e per scovare i finti poveri, adesso, la banca dati è ritornata prepotentemente alla ribalta perché potrà essere utilizzata anche da Equitalia e non solo a scopo di controllo.

Commissione Vigilanza in Parlamento

La novità proviene direttamente dalle aule del nostro Parlamento. Infatti, il 23 febbraio, in Commissione Vigilanza in Parlamento, l’Amministratore Delegato dell’Ente di riscossione più odiato dagli italiani, Ernesto Maria Ruffini, ha proposto di fare utilizzare questi dati anche da Equitalia e non solo allo scopo di conoscere la situazione finanziaria di un debitore, ma anche al fine di poter prelevare direttamente dal conto corrente i soldi necessari per estinguere i debiti. Sarebbe una vera e propria rivoluzione del sistema della riscossione. Niente di ufficiale ancora, ci mancherebbe, ma la proposta sembra fattibile perché di fatto consentirebbe una più rapida procedura tra la notifica e l’esecuzione dell’atto ed anticiperebbe quei debitori che svuoterebbero preventivamente i conti una volta informati dell’atto esecutivo.

A dire il vero, già oggi, qualsiasi creditore può attaccare l’Anagrafe per verificare lo stato finanziario del debitore. La procedura attualmente in vigore però, deve passare tramite un Tribunale, cioè deve essere un Giudice ad approvare la concessione a “spiare” i dati del debitore. Adesso, Equitalia di fatto, cerca di scavalcare questa lungaggine burocratica attraverso una autorizzazione diretta e permanente.

Come funzionerebbe?

In teoria, Equitalia, una volta passata dalla notifica dell’atto alla sua esecuzione forzata, comunicherà al debitore l’atto tramite la classica procedura della raccomandata postale. Nello stesso momento, anche l’Istituto di Credito dove il debitore ha in essere il proprio conto corrente, sarà informata dal Concessionario per la Riscossione.

La Banca provvederebbe così, in primo luogo, a congelare il conto del debitore e successivamente, qualora il debito non venga estinto in un'altra maniera, di norma entro 60 giorni, esproprierà i soldi presenti proprio sul conto, fino al concorso del debito e li verserà ad Equitalia. Equitalia quindi chiede di poter accedere preventivamente alla situazione bancaria del soggetto indebitato per agire quindi, in tempi rapidi. Le probabilità che questo tentativo vada in porto sono tante perché si collegherebbero alle nuove regole sui pignoramenti, quelle che prevedono che anche il conto corrente sia attaccabile dai creditori. Infatti anche per Equitalia ci sarebbe il veto a pignorare un conto corrente se su di esso venissero caricati solo i soldi relativi a pensione o stipendio del debitore.

In questo caso, come dicevamo sarebbero validi i vincoli stabiliti nel 2015 e cioè che si può pignorare solo un quinto delle somme accreditate come pensione o stipendio o una cifra che non può superare 3 volte l’assegno sociale per somme già presenti sul conto alla data della notifica dell’atto esecutivo.