La nuova stagione del 730 ormai è alle porte, quando milioni di italiani saranno chiamati a dichiarare i loro redditi al Fisco italiano per l’anno di imposta 2016. Il 2017 però sarà anche un anno di cambiamento per quanto concerne i soggetti interessati dai consueti controlli che il nostro Fisco può far scattare sulle dichiarazioni. La stagione reddituale interessata e che rappresenterà l’esordio del nuovo metodo è quella del 2015, per i redditi del 2015. Ecco cosa c’è da sapere, a chi spetterà l’onere di rispondere alla chiamata dell’Agenzia delle Entrate ed a chi saranno addebitate le eventuali sanzioni e mancate imposte versate.
Le notifiche 36 ter
Sovente, ai contribuenti che hanno presentato la dichiarazione reddituale, arriva la comunicazione di controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate. Si tratta delle operazioni che il Fisco mette in piedi per verificare la veridicità di quanto dichiarato dal contribuente. Fino ai controlli del 2016, che si riferivano alle dichiarazioni dei redditi del 2014, con riferimento all’anno di imposta 2013, il controllo scattava nei confronti del contribuente con il CAF chiamato solo a dare manforte o supporto. In parole povere, le classiche richieste di presentazione all’Agenzia delle Entrate competente come territorio, che è quella di domicilio fiscale del contribuente, con tutti i documenti in originale richiesti, era a carico dello stesso dichiarante nel 730.
Si tratta delle cosiddette notifiche 36 ter che nel caso in cui facevano venir fuori anomalie e discordanze tra il dichiarato e l’accertato, facevano scattare nei confronti dei contribuenti multe e sanzioni oltre che la mancata imposta versata. Per il CAF o per il consulente autorizzato ad operare in sede di dichiarazione dei redditi, poteva scattare al massimo una sanzione tra € 258 ed € 2.582 per ogni dichiarazione erronea.
Sanzione che poi, pagata entro il termine del 31 dicembre del quinto anno successivo alla data di scadenza della presentazione di quella dichiarazione, veniva ridotta ad € 86.
La responsabilità sul CAF
Come per gli anni passati, i CAF sono tenuti ad appore un visto di conformità a tutta la documentazione prodotta dal contribuente a corredo della dichiarazione.
Proprio il visto faceva scattare la multa da € 86 di cui parlavamo nel capitolo precedente. Dal prossimo ottobre, quando in genere l’Agenzia dovrebbe iniziare a far scattare i controlli per le dichiarazioni 2015, quelle relative come redditi, all’anno 2014, tutto cambierà radicalmente. I controlli non saranno più comunicati al contribuente, ma al CAF e sarà quest’ultimo ad accollarsi l’onere di rispondere all’istanza del Fisco. Il CAF, riceverà per via telematica le richieste dell’Agenzia e dovrà fornire ad essa tutti i chiarimenti richiesti, sia cartacei che in formato elettronico. Va ricordato che il Decreto Semplificazioni ha obbligato i CAF a detenere la documentazione del contribuente fino alla fine del quarto anno successivo a quello a cui la dichiarazione dei redditi fa riferimento.
Il CAF deve rispondere alle richieste entro 60 giorni e se venissero fuori delle anomalie, sarà tenuto a pagare le sanzioni, gli interessi ed anche la mancata imposta. Questo se non riuscisse a dimostrare che sia stato il contribuente a nascondere ai tempi della dichiarazione, notizie e documenti di cui il CAF non poteva essere al corrente. Una scialuppa di salvataggio per il CAF proviene sempre dal Decreto Semplificazioni che da tempo agli stessi, di chiedere la rettifica della dichiarazione entro la fine dell’anno in cui le richieste dell’Agenzia sono state prodotte. In questo caso, cioè quando il CAF non riesce a mettere a posto le incongruenze rilevate dal Fisco, potrà chiederne la rettifica.
Così facendo, sarà al contribuente che il Fisco chiederà la mancata imposta versata, mentre per il CAF si tratterà di pagare solo la sanzione con ravvedimento operoso, che è pari al 30% dell’imposta dovuta.