Negli ultimi mesi, a tenere banco in materia di tasse, tributi e cartelle esattoriali è stata senza dubbio la rottamazione dei ruoli. La nuova sanatoria che consentiva a chi aveva debiti relativi a tributi e tasse non pagate, sia con Equitalia che figlie di ingiunzioni di pagamento, di ottenere uno sconto, risulta scaduta lo scorso 21 aprile. Gli effetti delle istanze però, non sono terminate con la data di scadenza delle stesse. Equitalia adesso, dovrebbe rispondere ai richiedenti se la richiesta di definizione agevolata sia andata a buon fine.
Inoltre, per coloro che hanno chiesto di pagare a rate quanto dovuto in sanatoria, il Concessionario dovrebbe predisporre le relative nuove cartelle, con scadenza ed importi. Ma se adesso, un soggetto non avesse la possibilità di pagare le rate, cosa succede? Questa è una delle domande maggiori che si pongono i contribuenti che hanno deciso di aderire alla sanatoria.
Sessanta giorni di tempo per evitare guai peggiori
I numeri in mano al Concessionario dicono che sono state numerosissime le richieste di adesione alla definizione agevolata, un vero e proprio successo per una misura che secondo il Governo dovrebbe portare all’incasso di 2 miliardi di crediti che fino alla sanatoria erano pressoché inesigibili.
Visto i risultati, possiamo dire che esiste una cosa certa che scaturisce dalle norme che hanno accompagnato la sanatoria e che probabilmente è stata in qualche modo sottovalutata in sede di adesioni alla rottamazione. Nel caso in cui, un contribuente al quale venga concessa la definizione agevolata, in caso di mancato versamento anche di una sola rata, vedrà decadere il beneficio concessogli.
In pratica, al contribuente Equitalia potrà tornare a chiedere l’intera somma evasa, senza gli sconti concessi in sanatoria e senza la possibilità di frazionare in rate l’importo dovuto. Esiste però ancora una via di uscita, anche se limitata nel tempo. Entro 60 giorni dalla richiesta di rottamazione, il contribuente potrà chiedere al Concessionario le relate di notifica relative a tutti i ruoli iscritti in sanatoria.
Questo al fine di controllare se l’iter della cartella non abbia, nel tempo, avuto vizi formali tali da sancire l’illegittimità della richiesta da parte di Equitalia. Nel caso escano fuori i vizi che annullerebbero la cartella, il contribuente, sempre entro 60 giorni potrà adire di nuovo le vie giudiziarie. Questo perché è ipotizzabile che il contribuente, solo in sede di rottamazione, sia venuto a conoscenza di tutte le cartelle a suo carico, comprese quelle che non gli erano ancora state notificate ma che riguardavano debiti a tutto il 2016.
Tra le norme qualcosa a favore del contribuente
Le norme su cui si basa la rottamazione, hanno diverse cose favorevoli ai contribuenti e non ci riferiamo solo alla cancellazione di sanzioni e interessi di mora.
Infatti, la rottamazione prevede che la finedel contenzioso tra contribuente e Concessionario, non si perfeziona con l’accettazione da parte di quest’ultimo della richiesta di sanatoria, ma solo al pagamento dell’ultima rata di debito. In virtù di questa norma che tutela maggiormente il creditore, il debitore non potrà mai vedersi impedire le proprie azioni di tutela presso le competenti autorità giudiziarie, perché anche la rinuncia alle azioni, inserita nel modello di domanda, sortirà effetti solo a pagamenti ultimati. Senza considerare poi che per i contributi Inps per esempio, il limite dei 60 giorni per agire, non può essere applicato, perché l’opposizione adducendo magari alla prescrizione, non ha limiti temporali per quanto concerne somme richieste dall’Inps.