Allineandosi a quanto già stabilito da Germania, Francia e Inghilterra, la Commissione Ambiente del Senato ha recentemente approvato una risoluzione che impegna il governo a prendere in scrupoloso esame il divieto di commercializzare autoveicoli (e moto) a combustione interna già dal 2040. Per un approccio immediato in direzione della futura scomparsa delle vetture a benzina e diesel, la stessa risoluzione invita l’esecutivo ad adottare da subito politiche incisive in materia di mobilità sostenibile, già dalla legge di bilancio 2018.
Tra queste politiche che potrebbero rientrare nel pacchetto della prossima finanziaria, anche l'introduzione del bollo auto progressivo, calcolandone l’imposta, secondo una linea guida accennata ad inizio estate dal ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e ora, come ci racconta l’’Adnkronos’, ripresa per essere fatta proposta di legge della senatrice Pd Laura Puppato, non più in base ai cavalli fiscali ma in base al tasso di CO2 emesso dal veicolo.
Bollo auto: in arrivo una tassa sulla povertà?
L’ obiettivo del governo è quello di spronare l’acquisto di auto nuove non più attraverso i noti incentivi rottamazione pagati dallo Stato, divenuti insostenibili sul piano finanziario a detta dello stesso ministro Calenda, ma ‘castigando’ chi possiede un auto vecchia, quelle con motore Euro 3 immatricolate tra il 2001 e il 2006, che pagherebbero un’imposta superiore di quelle immatricolate successivamente e con un grado di Inquinamento minore.
Più inquini, più paghi in sostanza. Concetto di per sé giusto ma che apre degli interrogativi forti sul piano sociale: chi possiede un auto vecchia è forse per ostinazione o mal vezzo? Più probabilmente, invece, non può permettersi un auto nuova e in molti casi, vedi livello di occupazione giovanile, non può nemmeno accedere ad un eventuale prestito.
Tassa tra le più indigeste agli italiani, calcolandone l’importo non più in rapporto alla potenza del motore ma al grado di inquinamento prodotto dal veicolo, di fatto colpirebbe le persone a basso reddito.
Diminuire le emissioni di CO2: arriva la legge prima del rimedio?
L’ipotesi del bollo auto progressivo rientrerebbe in una fase iniziale di valutazione economica non più legata esclusivamente sul pil, ma anche sul concetto di giustizia ambientale, ripetiamo, ampiamente condivisibile sul piano teorico ma socialmente poco equo.
E allora, ad esempio, perché non commisurare il bollo in funzione dei reali chilometri percorsi dal veicolo? (magari direttamente all’atto del rifornimento di carburante). Inquina di più un Euro 3 che percorre 10.000 km l’anno o un Euro 6 che nello stesso arco di tempo ne fa 100.000?
Le chiavi per diminuire le emissioni di CO2, d'altronde, non possono che essere quelle di ampliare e rendere davvero moderna la rete del trasporto pubblico con mezzi a propulsione elettrica; quella delle piste e dei percorsi ciclabili utili per gli spostamenti quotidiani, è quella della ricerca sui combustibili alternativi. In pratica bisognerebbe creare quella condizione necessaria per rendere ‘pieno’ il concetto di base del più inquini più paghi; perché allo stato delle cose sarebbe fatta la legge prima del rimedio.