Ci sono provvedimenti che il governo sta mettendo a punto che sicuramente godono di massima attenzione da parte dei cittadini italiani. Uno di questi è senza dubbio il nuovo provvedimento di sanatoria per chi ha debiti con il Fisco. La pace fiscale, così viene chiamata l’operazione con la quale il governo giallo-verde, guidato dal premier Conte e dai suoi due Vice, Salvini e Di Maio, conta di incassare un bel po’ di soldi relativi a crediti vantati dalle Pubbliche Amministrazioni verso i contribuenti italiani. Allo stesso tempo, gli indebitati che, seguendo un ragionamento caro a Matteo Salvini, adesso sono costretti a nascondersi perché nelle grinfie del fisco, potrebbero liberarsi dai debiti e tornare cittadini attivi in tutti i sensi.

La pace fiscale è il contenitore unico di una serie di provvedimenti che va dalla nuova rottamazione delle cartelle al saldo e stralcio dei debiti. Ecco come funzioneranno queste misure allo stato attuale delle cose, quando cioè il Dl fiscale deve superare ancora l’ostacolo del Senato.

Il riferimento e la situazione reddituale del debitore

In Senato, durante la trattazione della manovra finanziaria e dei suoi collegati, dovrebbe rientrare il cosiddetto saldo e stralcio delle cartelle esattoriali. Il provvedimento consentirà ai contribuenti che hanno un debito compreso nella forbice tra 30mila e 90mila euro, di sanare il debito pagando solo una piccola parte di esso e mettendosi in regola del tutto.

Non tutti godranno degli stessi sconti perché lo strumento verrà parametrato in base ai redditi ed alle proprietà del soggetto interessato. Il parametro che si andrà ad utilizzare non sarà come sembrava in precedenza, l’Isee, ma un suo derivato, l’Isr, l’indicatore della situazione reddituale. Come riporta un recente articolo del quotidiano di Sallusti, “Il Giornale”, il debitore con Isr fino a 15.000 euro potrà pagare solo il 10% di quanto adesso deve al fisco o ai concessionari per la riscossione.

Tra situazioni reddituali comprese tra 15.000 e 22.000 euro la percentuale del dovuto rispetto al debito sale al 16% ed ancora, per redditi sopra la soglia dei 22.000 euro, si pagherà il 30%.

Rate e cancellazione vecchie cartelle

Per il saldo e stralcio verrà offerta a coloro che decideranno di aderire, la possibilità di pagare in unica soluzione o in 10 rate, mensili e tutte nel 2019.

Una misura che, come dicevamo, si affianca alla rottamazione delle cartelle arrivata alla terza edizione. Una operazione simile a quella degli ultimi governi PD, ma che offre maggiore elasticità nel restituire quanto dovuto. Vengono scontati, come sempre, interessi e sanzioni e per il residuo da pagare, cioè la tassa o l’imposta dovuta più le spese di riscossione e gli eventuali interessi per la rateizzazione e si potrà pagare in 5 anni. Questa la più grande differenza rispetto alle precedenti rottamazioni che avevano periodi di ammortamento più brevi. Saranno 4 rate annuali per un massimo di 18 rate e come detto, in un lustro. La nuova rottamazione è aperta anche a coloro che hanno già aderito alla rottamazione bis.

Per costoro, però, è necessario aver provveduto a saldare le precedenti rate, per lo meno quelle scadute entro il 7 dicembre 2018. Per i provenienti dalla rottamazione bis, le rate offerte saranno 10.

Altro provvedimento molto atteso e presente nella pace fiscale è lo stralcio automatico delle vecchie cartelle inferiori a 1.000 euro. L’annullamento non prevede domanda e riguarda tutti i ruoli affidati alla riscossione tra il 2000 e il 2010, fino a 1.000 euro per ciascun ruolo. Le cartelle cumulative devono essere considerate per tassa, tributo o imposta e pertanto, per la cancellazione si deve considerare l’importo di ciascuna pendenza e non della cartella intera che, il più delle volte, è superiore a 1.000 euro.

La cancellazione riguarda i debiti fiscali, le multe per violazioni al Codice della strada e le imposte locali e nel computo dei 1.000 euro rientrano anche sanzioni e interessi. Anche le cartelle che i contribuenti hanno inserito nelle precedenti sanatorie potrebbero essere cancellate d’ufficio per la cifra residua del debito. I soldi già versati non potranno essere recuperati.