La Tari, l'imposta sui rifiuti, continua a far parlare di sé. E, purtroppo, non in bene. Secondo la Confcommercio, l'associazione dei commercianti, sarebbe, forse, tra le Tasse più ingiuste che gli italiani si siano trovati a pagare negli ultimi anni. E tale opinione sarebbe suffragata da dati concreti. Infatti, nei mesi scorsi la Confcommercio ha lanciato un nuovo portale, denominato Osservatorio sulle tasse locali che ha raccolto e continua a raccogliere dati e informazioni sull'intero territorio nazionale, come mette in evidenza il quotidiano "La Stampa", sulla tassa sui rifiuti pagata sia da cittadini privati che da esercizi commerciali ma anche imprese dei servizi e del settore terziario.

La fotografia della situazione in base ai dati attuali

I dati finora raccolti con un primo monitoraggio della situazione, spiega una nota ufficiale dell'associazione dei piccoli commercianti, evidenziano che le principali criticità sono dovute a inefficienza ed eccessiva discrezionalità da parte delle amministrazioni locali la cui conseguenza diretta sono costi eccessivi e ingiustificati per cittadini e imprese. A questo si aggiunga che, molto spesso, i vari regolamenti comunali vengono applicati in maniera distorta e i coefficienti contributivi vengono applicati, quasi invariabilmente, nella percentuale massima consentita.

Questo insieme di fattori ha contribuito a far lievitare la Tari di oltre il 70% negli ultimi 7 anni..

Solo nel corso del 2017 gli italiani hanno pagato la considerevole somma di 9,3 miliardi di euro. E questo nonostante la quantità di rifiuti prodotta a livello nazionale sia diminuita non aumentata.

Incongruenze macroscopiche

Andando ad esaminare i dati più approfonditamente, poi, si notano delle incongruenze macroscopiche. A volte, addirittura, nella stessa Regione.

Il primo monitoraggio dell'Osservatorio mette in evidenza, ad esempio, come tra le imprese del terziario in Puglia, un albergo di mille metri quadri a San Cesario, in provincia di Lecce, paghi circa 4 mila e 200 euro all'anno. Mentre, lo stesso tipo di albergo a Lecce pagherebbe ben 7 mila 700 euro l'anno. Ed è così anche in altre Regioni italiane.

Patrizia di Dio, membro della Giunta di Confcommercio con delega all'ambiente, afferma che questi primi dati evidenziano la forte penalizzazione delle piccole imprese e dei cittadini dal crescente costo dei servizi pubblici. Solo la Tari, continua la rappresentante dell'associazione, è cresciuta negli ultimi sette anni di circa 4 miliardi di euro in valore assoluto. E chiede un maggiore rispetto dei fabbisogni e dei costi standard ma, sopratutto, del principio, stabilito anche a livello europeo, del chi più inquina più paga tenendo presenti le specificità dei territori e delle varie attività economiche. In questo senso sarebbe opportuno, sempre secondo la di Dio prevedere delle esenzioni e agevolazioni.

La Confcommercio, attraverso la rielaborazione dei dati dell'Osservatorio, è riuscita anche a determinare il costo che grava su cittadini e imprese a causa delle varie inefficienze delle amministrazioni locali. Secondo i calcoli effettuati dall'associazione si tratterebbe di circa 1 miliardo di euro l'anno solo per il mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata stabiliti a livello europeo. La media europea si attesta intorno al 65%, mentre in Italia non si andrebbe oltre il 52%. Inoltre, paradossalmente, molte aziende pagano un tributo, la Tari appunto, per un servizio mai erogato. In alcune realtà comunali queste sfiorano addirittura l'80%. Il quotidiano "La Stampa" cita il caso di un distributore di carburante a Roma che, per una superficie di 300 mq si trova a pagare quasi duemila 700 euro, mentre dovrebbe pagare poco meno di 450 euro. Per non parlare delle attività stagionali estremamente vessate. Il quotidiano torinese fa l'esempio di un campeggio di cinquemila metri quadri nel comune di Fiumicino, sul litorale romano, che si trova a pagare oltre 13 mila euro per soli 5 mesi all'anno, quando l'importo corretto doverebbe essere poco meno di cinquemila e 500 euro.