Si è parlato a lungo di come l'era digitale e la diffusione deisocial network abbiano influenzato la quotidianità di ogni singolo individuo, emolto spesso negativamente. Facebook, ad esempio, è il social network piùdiffuso al mondo che ogni giorno permette a 500 milioni di utenti dicondividere qualsiasi cosa riguardante la propria vita, la propria giornata, ilproprio umore, e molto spesso superando il limite della decenza.

Se è vero che internet e i social hanno mutato moltiaspetti della nostra vita, è ugualmente vero che adesso stanno cambiando innoi anche il modo di vivere la morte.

Èrecente, infatti, la notizia secondo la quale su Facebook sono presenti più di30 milioni di morti, ovvero profili di persone decedute mantenuti attivi daparenti o amici. Il fine di tutto ciò sono bacheche tappezzate di frasi, foto,poesie, canzoni per mantenere viva la memoria del defunto.

Ma ciò non è nullase pensiamo al sistema introdotto da Google per elaborare una sorta ditestamento virtuale. Il suo nome è inactive accountmanager ed è ciò che attesta chi sarà l'erede della nostra "vita virtuale",ovvero di tutto ciò che abbiamo caricato sul nostro account e che quindi è visibilein rete.

Oltre però alla possibilità di lasciare in eredità ilproprio account facebook è anche possibile commemorare una persona o un animalecomodamente seduti davanti allo schermo.

Difatti vanno sempre più diffondendosii cosiddetti cimiteri virtuali, siti in cui è possibile celebrare rituali inmemoria dei defunti o iniziare una corrispondenza unilaterale scrivendosettimanalmente un pensiero per i propri cari scomparsi.

La cosa che sorprendemaggiormente è la diffusione e l'utilizzo sempre maggiore di queste soluzioniparallele a quelle reali.

Oramai anche la consuetudine di recarsi al cimitero eportare un fiore sta rivelandosi superata e leggere che "in paesi sovraffollati come Cina e Giappone hanno già progettatocimiteri online per risolvere il problema della mancanza di spazi con tanto ditombe, funerali e servizi (come cura dei loculi o spargimento delle ceneri)virtuali", è per molti frustrante e per nulla sentimentale.

Dopola creazione nel lontano 2003 di Second life, un mondo virtuale attraverso ilquale milioni di persone hanno vissuto una seconda vita, con "l'apertura" diquesti cimiteri virtuali abbiamo ancora una volta la conferma che le stranezzesono sempre dietro l'angolo, con la speranza di non ritrovarci un giorno acomunicare con un defunto attraverso un software per chat che simula la suavoce, come racconta Charlie Brooker in uno degli episodi della sua serietelevisiva Black mirror.

Insomma,tutto ciò rappresenta una visione un po' stravagante del lutto, con il doloreche va a passo coi tempi e con la certezza che i modi non contano più, ma bastail pensiero.