Nel 2007 - cascasse il mondo - cablare l'intero territorio abruzzese sarebbe stata sicuramente intesa come una locuzione, una parola d'ordine di grande peso. L'impresa di conquistarsi in soli tre anni l'ultimo miglio dell'utente finale con una infrastruttura di rete a banda larga basata sull'integrazione tra wired e wireless.



La Abruzzo Engineering S.C.p.A. si propose allora di offrire servizi avanzati nell'ambito di e-government, sistemi di sicurezza ambientale e territoriale assieme al partner industriale Selex Service Management di Finmeccanica, presente nel pacchetto azionario della società consortile.





Un appalto di circa 90 milioni di euro da gestire in tempi utili di concretizzazione. La strategia per raggiungere l'obiettivo consisteva nel mettere a sistema le cose già esistenti e raggiungere intese con società pubbliche come Infratel, che ha compiti assegnati di infrastrutturazione della banda larga; e con società private, Fastweb e Telecom, le quali potrebbero mostrarsi interessate a offrire servizi.



Infatti, in una intervista de “il Centro” del 27 maggio 2012 il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, chiarì:   



"Purtroppo in Abruzzo si è già investito molto e male nella banda larga. Avevamo a disposizione 40 milioni di euro dall'Europa che sono stati sperperati dal carrozzone politico di Abruzzo Engineering, così alla fine il progetto è costato 110 milioni di euro (occhio che erano 90 i milioni nel 2007, ndr) ed è stato fatto davvero poco".





Aspettarsi molto, comunque sarebbe stato azzardato da parte di un amministratore ben conscio di cosa aveva fra le mani. Sul Sole 24 Ore del 31 gennaio del 2012, in una conversazione con Roberto Galullo, Chiodi sbotta su Abruzzo Engineering definendola un'azienda che, oltre a essere incapace di assolvere al proprio ruolo, ha sul libro paga dipendenti assunti perlopiù in maniera clientelare e senza un reale know how.





A ridosso e casualità con le elezioni del 25 maggio 2014 sul rinnovo della Giunta Regionale abruzzese, il presidente uscente Gianni Chiodi ha siglato un progetto per (ri)abbattere il digital divide. Il gap tecnologico che affligge ancora i cittadini e i pensieri del governatore, dopo 7 anni e 110 milioni di euro buttati al vento.





Con l'orgoglio dell'abruzzese forte e gentile, la grinta del lupo e la prestanza di un orso marsicano, Chiodi butta sul tavolo l'accordo sottoscritto con Fastweb. Un contratto di trasporto dei dati tra le sedi regionali, sottoscritto attraverso Consip, utilizzando l'anello in fibra ottica di proprietà dell'Ente Regione.



Guarda caso, proprio quello che doveva essere realizzato da Abruzzo Engineering che - giusto per non farsi mancare niente - negli anni 2009/2010 si è pure occupata in subappalto del progetto Sistri, inviando parte del proprio personale in missioni fuori regioni. A Nepi (VT), presso gli stabilimenti della Sediin e a Castellammare di Stabia, alle dirette dipendenze dell'imprenditore Francesco Paolo Di Martino.





Comunque sia, entro quest'anno l’Abruzzo sarà interamente cablato. Questo è certo. E Chiodi brinda in prima pagina all'affare con la brocca in mano colma della salubre acqua di Bussi: la nuova "Terra dei fuochi". Grande l'euforia fra i produttori di acque minerali in bottiglia.