In barba alla fuga di cervelli, a Pavia è stato creato il Robot Badante, un progetto realizzato da Thomas Messervey, dal consulente medico Maria Kagkoura e da Massimiliano Raciti, finanziato con quattro milioni di euro dal programma Horizon 2020 dell'Unione Europea. Il risultato di questo lavoro è un androide in grado di tenere compagnia agli anziani, soprattutto a quelli affetti da lievi deficit cognitivi, per i quali anche le cose più semplici della quotidianità possono rappresentare delle barriere insormontabili.

Si chiama Mario il robot programmato per essere più umano di molte persone, e già operativo in via sperimentale presso l'ospedale di S.Giovanni Rotondo, in Puglia, e in due case di riposo in Inghilterra e in Irlanda.

Mario, muovendosi sulle ruote e comunicando mediante tablet che si attiva con la voce, aiuta i pazienti affetti da demenza senile, grazie alla sua memoria che ricorda loro non solo dove siano gli occhiali o quando e quante medicine prendere ma, soprattutto, può tenere lontane varie forme di isolamento e di depressione negli anziani, facendo compagnia a chi è solo, e rendendo autonomo e indipendente chi non ha più voglia di aspettare i tempi degli altri e, soprattutto, chi ha ancora voglia di essere utile soprattutto a se stesso.

Per quanto sorprendente, questo nuovo progetto è ancora un prototipo base,per il quale sono previsti ulteriori sviluppi. Infatti nelle intenzioni degli esperti c'è l'introduzione, nel robot, della capacità di fargli valutare alcuni parametri vitali, i primi segni di depressione, e di metterlo in condizione di lanciare l'allarme in caso di malessere del suo assistito.

Mario però, nella sua perfezione, lascia un po' l'amaro in bocca, forse perché per la prima volta una macchina non porta via il lavoro agli umani, ma viene programmata per fare qualcosa che dovrebbero fare normalmente le persone. Speriamo che presto questo androide possa essere sviluppato per ascoltare i problemi, per asciugare le lacrime e per abbracciare, perché le persone non hanno solo bisogno di essere accudite, ma anche di essere amate.