Nulla ferma il rilancio di una nuova Tecnologia sul mercato, nemmeno l'insuccesso dei "Google Glass", citando uno degli esempi più attuali ma anche un'esemplificazione di come la tecnologia possa a volte spingersi ai limiti della violazione della privacy.
Stiamo parlando dell'ambizioso progetto di Microsoft, il "Project Oxford Emotion", lanciato più di un anno fa (nel gennaio del 2016), con lo scopo di scrutare le emozioni nelle foto utilizzando la tecnologia di riconoscimento facciale. Un programma senza alcun dubbio interessante e innovativo, ma riuscirà effettivamente a cogliere le 'reali' emozioni come solo (finora) l'occhio umano riesce a fare?
Più precisamente, in questo caso si tratta di cogliere le emozioni di un soggetto immortalato in una foto, quindi non le reali emozioni, ma ciò che l'individuo al momento dello scatto fa trapelare di sé. Si sà, non è facile ricostruire correttamente il flusso di emozioni partendo da una semplice foto, tenendo presente che ci sono molte persone dotate di una mimica facciale alquanto particolare se non criptata o, ancora, individui che fanno trapelare in foto emozioni opposte rispetto a quelle che provano realmente nel momento stesso dello scatto. Le sfumature delle emozioni umane contrastano con la meccanicità di una macchina, seppur si appoggi ai programmi più innovativi di sempre o benchè le macchine siano sempre più simili all'essere umano in termini di precisione ed efficienza, quasi soppiantassero o surclassassero quest'ultimo.
Funzionalità e aree di competenza del software
Il software sarebbe in grado di decodificare diverse emozioni e captarne le differenze. Le emozioni in questione sarebbero: rabbia, disprezzo, disgusto, paura, felicità, tristezza e sorpresa, oltre ad uno stato emotivo che può essere definito 'neutro'. Ad ogni immagine scansionata viene assegnato un punteggio compreso tra zero e uno per ciascuna di queste otto emozioni, in cui zero corrisponde a una completa assenza delle emozioni e uno rappresenta un riscontro emotivo identificabile.
A cosa può tornare utile questo sistema e quali sarebbero le sue aree di competenza, dunque?
Ryan Galdon ha individuato nel settore retail una potenziale fascia di mercato. Microsoft, infatti, ne ha focalizzati l'utilità e la messa in atto attraverso gli ambienti retail, al fine di valutare le risposte dei consumatori nel momento in cui vedono prodotti o annunci pubblicitari nella vetrina di un negozio.
Siamo davanti davanti all'inizio della fine?
In definitiva, ci troviamo dinanzi a un prospetto che potrebbe sì migliorare, agevolare e velocizzare il sistema, ma anche davanti all''inizio della fine', dal momento in cui l'intelligenza artificiale non avrà più bisogno dell'uomo e finirà per svilupparsi autonomamente crescendo a un ritmo esponenziale. Gli esseri umani non potranno più competere con la perfezione di una macchina. Il giorno in cui verremo soppiantati dal sistema, considerati ormai obsoleti nel nuovo panorama, potremmo parlare di un 'punto di non ritorno', anche se ormai è alle porte.
D'altra parte non possiamo di certo ritornare indietro, pretendendo di spogliarci di tutti i mezzi tecnologici, le macchine, le innovazioni e la velocità, l'immediatezza e l'agevolezza che ne conseguono e a cui siamo abituati se non ormai 'dipendenti' o, addirittura, 'schiavi'.
E pensare che tutto ebbe inizio con la Rivoluzione Industriale. Chi se lo sarebbe mai aspettato si arrivasse a tanto? Dall'agevolare l'uomo al suo quasi totale annullamento.