New York - Facebook ha offerto centinaia di milioni di dollari alle principali case discografiche per offrire ai suoi utenti la possibilità di condividere contenuti protetti da copyright. Secondo Bloomberg che cita alcune fonti, il social più esteso al mondo sarebbe fortemente determinato all'acquisizione dei diritti musicali.
La tendenza a pubblicare video su Facebook ha avuto un notevole incremento negli ultimi anni
Molti di questi contengono musica di cui Facebook non detiene i diritti. Secondo la legislazione corrente, i titolari possono richiedere in ogni momento la rimozione dei contenuti protetti.
Facebook ha dichiarato di poter sviluppare un algoritmo in grado di identificare e bloccare automaticamente i contenuti soggetti ai diritti di Copyright. Ha però specificato che, per implementare questa particolare tecnologia, ha bisogno di almeno due anni di tempo. Un tempo questo giudicato eccessivo dall'industria discografica che preme per una soluzione più celere.
La reazione del social è stata quella di offrire centinaia di milioni di dollari alle case discografiche di maggiore successo così da permettere ai suoi utenti la condivisione di musica protetta. Le trattative sono in corso da mesi ma ancora non si è arrivati ad un accordo concreto.
L'eventuale accettazione della proposta da parte delle Major, avrebbe un impatto enorme sugli equilibri del web, ed in particolare nei confronti di Youtube, attualmente l'unico soggetto autorizzato alla pubblicazione di contenuti protetti.
In questo modo, il social andrebbe a minare quello che è diventato, nel corso degli anni, un vero e proprio monopolio gestito esclusivamente da Youtube.
Attualmente, il mercato discografico mondiale è gestito principalmente da tre colossi musicali
Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito ad una progressiva fusione dell'industria musicale, dovuta anche alla contrazione del mercato ed una crisi generale del settore discografico.
Infatti, nonostante l'abbassamento dei costi di produzione e distribuzione dovuti alla transizione dai supporti fisici (cd), a quelli digitali (mp3 ed mp4), si è registrato un crollo effettivo delle vendite. Fattore, questo, che ha messo in crisi la capacità di sopravvivere da parte delle compagnie minori. Questo ha portato i colossi ad inglobare i soggetti dotati di minore forza economica portando il sistema ad una situazione di oligopolio ristretto.
Un tempo note come Big Five, a seguito della fusione tra Sony Musica e Bertelsmann le major sono diventate Big Four, e poi dal novembre 2011 Big Three a seguito dell'assorbimento di EMI da parte di Sony e Universal.
Ad oggi i principali gruppi di riferimento sono:
- Universal Music Group (quota mercato del 25,5%)
- Sony Music (quota mercato del 34,9%)
- Warner Music Group (quota mercato dell'11,3%)
Sono loro i principali referenti della trattativa in corso, alle quali vanno ad aggiungersi le etichette indipendenti, costrette a spartirsi le quote rimanenti del mercato.