Facebook inasprisce la lotta alla proliferazione di post inneggianti al terrorismo sulla sua piattaforma social. Con due post ufficiali, uno dei quali scritto da Mark Zuckerberg sulla propria pagina personale e l'altro da Monica Bickert, Director of Global Policy Management, e Brian Fishman, Counter-terrorism Policy Manager. Sul blog della piattaforma sono stati spiegati i dettagli della nuova strategia di contrasto alla diffusione di contenuti filo-terroristici.

Secondo quanto rivelato da Zuckerberg verrà creato un team dedicato che sarà composto da almeno 150 professionisti fra i quali verranno inseriti esperti di sicurezza informatica, professori universitari, analisti ed ex membri delle forze dell'ordine con esperienza di contrasto al cyber-terrorismo.

I pilastri della strategia di Facebook

La strategia di Facebook è diversificata e articolata su più fronti. Innanzitutto il social network ha intenzione di utilizzare una forma di intelligenza artificiale. Infatti è stato studiato un particolare algoritmo in grado di confrontare tutte le immagini utilizzate sui vari profili segnalati ai moderatori e verificare se hanno dei collegamenti con siti o altri profili inneggianti ad organizzazioni terroristiche come l'Isis o Al Qaeda.

Una volta verificata la corrispondenza delle immagini, entrano in gioco gli esperti del team in formazione, i quali verificheranno in quale contesto sono inserite le immagini e se rileveranno una corrispondenza con contenuti di sostegno alle attività terroristiche procederanno a chiudere il profilo incriminato.

Un'altra fase della strategia messa in campo da Facebook per contrastare la propaganda terroristica è quella di intensificare la collaborazione nella condivisione delle informazioni e dei contenuti con gli altri giganti del web, come Twitter o Youtube.

Infatti, come indicato anche dal Corriere della Sera, Facebook ha esteso questi controlli anche agli altri suoi due servizi di messaggistica istantanea Whatsapp e Instagram, ma la collaborazione con le aziende del web, le istituzioni governative specializzate e le politiche di sensibilizzazione dei propri utenti sono una fondamentale arma di contrasto.

Anche per evitare errori che possano mettere in pericolo delle vite.

L'identità di 1000 moderatori a rischio per un bug

A questo proposito il Guardian di Londra ha rivelato recentemente che, tra agosto e novembre del 2016, i sistemi di sicurezza informatica di Facebook avevano generato un bug che ha reso visibili a potenziali terroristi i profili di circa 1000 moderatori.

Di questi almeno 6 o 7 sarebbero stati identificati dai sostenitori del Daesh e uno avrebbe scelto di fuggire e sarebbe sotto protezione in quanto di origine irachena. Il bug, dichiara Facebook, sarebbe stato risolto, ma intanto la sicurezza di queste persone è a rischio.