Whatsapp subisce un nuovo richiamo dell’Antitrust. Infatti, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha osservato come il noto servizio di messaggistica istantanea, attualmente proprietà di Facebook, abbia posto in essere pratiche contrattuali non corrette. La vicenda prende piede a partire dall’11 Maggio scorso quando furono accertate clausole vessatorie nel contratto sottoposto agli utenti. Nello specifico, ci si è focalizzati sui consensi garantiti da questi ultimi, tutt’altro che intuitivi. In determinate circostanze, ed in maniera spesso inconsapevole, si autorizzava l’accesso a dati personali sensibili, il tutto a scapito della privacy.

Le disposizioni sotto esame tiravano in balle determinate limitazioni ed esclusioni di responsabilità direttamente riconducibili a WhatsApp. Oltretutto, si è parlato molto anche di interruzione unilaterale del servizio fornito, pur senza preavvisi o apparenti motivazioni. Quanto appena descritto non è passato inosservato all’occhio attento dell’AGCM che, in virtù di questo, ha deciso di adottare opportune contromisure.

WhatsApp e la decisione dell’Antitrust

Dopo gli accertamenti del caso, si è molto insistito sulla necessità di informare adeguatamente i consumatori circa le iniziative intraprese o i cambiamenti relativi a singole clausole del contratto (oltre alle clausole sopravvenute). Pertanto, si è disposta la pubblicazione in Home Page, per un tempo di 20 giorni, di un’informativa approfondita.

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha inoltre richiesto che del relativo link vengano messi al corrente gli iscritti, anche mediante applicazione installata su smartphone e tablet, facendo ricordo ai rispettivi database. In parole povere, l’AGCM chiede maggiore chiarezza e trasparenza al team di WhatsApp, così da scongiurare azioni compromettenti per la privacy di milioni di utenti che, ogni giorno, sfruttano questo servizio per comunicare con amici e parenti.

C’è da dire che tale provvedimento risale al 12 maggio scorso. Da quel momento, la società americana non ha fatto per adempiere a tale richiesta, non ritenendo ci fosse alcuna impellente necessità. Di fronte a tale risposta, l’Antitrust ha dato il via ad un procedimento sanzionatorio la cui cifra dovrebbe aggirarsi intorno a 50 mila euro (non una cifra esagerata però, considerando gli introiti della compagnia). Quali sono i vostri pareri in merito a questa delicata vicenda che vede coinvolta WhatsApp?